fondazione mps.jpgUn sostanziale taglio lineare pari al 25% di tutti i compensi dei membri della Deputazione Amministratrice e della Deputazione Generale a partire dal 1° gennaio 2017. E’ quanto deliberato dalla Deputazione Generale della Fondazione Mps in merito all’efficienza economica dell’ente individuata all’interno del documento programmatico previsionale 2017. Il taglio di un quarto dei compensi riguarda dunque i 5 componenti della Deputazione Amministratrice, tra cui presidente e vicepresidente, e i 14 componenti della Deputazione Generale. Deliberata anche la riduzione del costo degli oneri della rinnovata polizza D&O, che tutela deputati e dipendenti con incarichi di amministrazione in società o enti partecipati.

Prima i tagli al personale Tagli che arrivano anche a seguito dei provvedimenti d’inizio ottobre sul personale e sulle voci dei costi sugli acquisti di beni e servizi «con una riduzione attesa di circa il 25% – spiega la Fondazione Mps -, a seguito di una ristrutturazione organizzativa che ha visto la fuoriuscita di alcuni dipendenti vicini alla quiescenza e di un incremento dei distacchi anche a titolo di erogazioni verso altri enti». Ulna prima domanda viene spontanea: alla voce “beni e servizi” risultano anche le numerose consulenze esterne alle quali le due deputazioni hanno spesso fatto ricorso oltre che per la gestione del patrimonio ogni qualvolta che c’era da prendere decisioni strategiche (vedi ad asempio adesione aumenti capitale mps)?

Vertice ma quanto mi costi Ma andiamo a vedere in realtà di quanto incideranno i tagli ai compensi dei vertici sulle casse dell’ente di Palazzo Sansedoni. L’analisi è effettuata sulla base dei compensi al 2015, gli ultimi pubblicati su “Fondazione Trasparante”. Partendo dal presidente, a Marcello Clarich è stato corrisposto uno stipendio lordo annuo di 75mila euro che dal 2017 diventerà di oltre 56mila euro. La vicepresidente Bettina Campedelli ha guadagnato 28mila euro annui (21mila dal 2017) mentre i “colleghi” della deputazione amministratice 25mila euro (quasi 19mila dal 2017). Per dovere di cronaca registriamo che nel 2015 sono state effettuate 22 sedute della deputazione amministratice della durata di 3 ore circa l’una. Questo significa che ogni deputato ha incassato 1136 euro circa ad ogni seduta e 380 euro all’ora. E’ ovviamente auspicabile che il compenso lordo annuo non sia semplicemente riferibile alle ore trascorse intorno al tavolo ad ogni seduta della deputazione. Ma è pur vero che poi ci sono anche i rimborsi spese, che perlopiù s’immagina essere stati per il presidente in vesti di rappresentanza, e che nel 2015 sono stati oltre 50mila euro. C’è poi la deputazione generale. Ogni componente viene pagato con un “gettone” da 1200 euro (900 euro dal 2017). I componenti sono 14 quindi significa che ogni seduta della deputazione generale è costata all’ente 16mila e 800 euro. Nel 2015 ci sono state 10 sedute e quasi tutte sono state plenarie, anche perchè viene conteggiata presenza anche in caso di partecipazione in conference call. Ogni seduta ha avuto una durata media di 4 ore e ciò significa un “gettone” da 300 euro all’ora. Chiediamo solo se anche questi sono costi in linea con le altre Fondazioni simili in Italia.

Due spunti e accapo Numeri, in buona sostanza, che inducono a qualche riflessione nella Siena e nella società attuale. In quella Siena che si affanna nella difesa di Fises e, in qualche caso, nella preservazione dei doppi vitalizi «solo da mille euro». In quella società e in quella politica che si riempono la bocca di “tagli dei costi”, “razionalizzazione”, “spending review”, e “antani” vari. Nella consapevolezza, se non altro, di aver apprezzato lo sforzo dell’autotaglio dei compensi in Fondazione Mps. Una decisione presa da una deputazione in scadenza. Forse con qualche mal di pancia?

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