siena_santa_maria_della_scala01.jpgChe non ci sarebbe stata la fila per accaparrarsi l’affidamento dei servizi generali del Santa Maria della Scala di Siena (più i servizi bibliotecari e didattici, di sorveglianza, biglietteria e portineria, e di organizzazione degli eventi, nonché delle attività di bookshop, della caffetteria e dell’ufficio di accoglienza turistica) si era vagamente intuito quando il bando inizialmente in scadenza il 17 marzo era stato prolungato di altri 9 giorni. Il risultato, nonostante l’allungamento, è stato il deserto. Nessuna offerta per l’antico Spedale, custode di arte e di storia e di un passato cittadino che in tanti vorrebbero riportare in auge e non disperdere. Quello che si prospetta ora è una nuova gara, con parametri del bando un po’ più appetibili per chi deve investire sul Santa Maria della Scala ma con un rischio enorme: il massimo ribasso.

La proposta Nel frattempo in città c’è chi prova a lanciare qualche idea come Enrico Tucci (Lista Civica Cittadini di Siena) che attraverso la sua pagina Facebook ha  proposto che il dirigente/direttore che sarà individuato attraverso un bando internazionale (così come comunicato dal sindaco Bruno Valentini in consiglio comunale)  abbia «un mandato di rilancio del Santa Maria e non di mero galleggiamento – spiega Tucci ad agenziaimpress.it –. Diamogli sei mesi di tempo per elaborare un piano pluriennale per il futuro del vecchio Spedale con risorse del Comune, di altre istituzioni e di privati».

santa_mariaTucci: «E’ giunto il momento di chiedersi: “Il Santa Maria deve restare aperto o chiudere?”» Una gestione mista tra pubblico e privato che diverse volte in questi mesi è ritornata in auge prima con l’idea di un Consorzio pubblico ribadita dall’assessore alla cultura Massimo Vedovelli, poi con un convegno della Fondazione Mps durante il quale il presidente Marcello Clarich e la deputata Giovanna Barni, presidente tra l’altro di Coopculture, hanno ricordato che «la Fondazione sta collaborando con il Comune di Siena per il rilancio del complesso museale del Santa Maria della Scala, uno dei gioielli cittadini, su un progetto condiviso da consegnare alla città e agli enti territoriali per la valutazione e l’attuazione, almeno parziale». Il tutto strizzando l’occhio nuovamente alla soluzione della commistione pubblico-privato. «Tutte idee che vanno valutate con attenzione- aggiunge Tucci – un compito che spetta alla figura dirigenziale che dovrà essere di grande qualità. Il Santa Maria della Scala è un gioiello delicato da maneggiare con estrema cura. Nessuno chiede al sindaco Valentini di tirar fuori 50milioni di euro per ristrutturare e rilanciare il Santa Maria. Quello che chiediamo, e in questo senso va la mia proposta, è di elaborare una progettualità seria. E’ giunto il momento di chiedersi: «Il Santa Maria deve restare aperto o chiudere?» e comportarsi di conseguenza». L’obiettivo è ambizioso: «Se si realizza quanto approvato all’unanimità dal Consiglio comunale nella seduta del febbraio 2014 di trasferire la Pinacoteca Nazionale nel Santa Maria della Scala – prosegue Tucci –  l’antico Spedale di Siena diventerebbe un museo a livello nazionale, un valore aggiunto per la città e motore per lo sviluppo di numerose iniziative».

«Bando deserto? Era fatto male» E allora perché il bando per la gestione di un immobile tanto prezioso è andato deserto?«E’ una cosa che non mi ha sorpreso – spiega Tucci – solo un operatore che fosse votato al suicidio avrebbe partecipato a  un bando simile. Se uno si impegna, non deve rimetterci. E’ stato un bando fatto male, senza i presupposti per essere appetibile. Uno dei tanti segnali di poca attenzione nei confronti di un complesso museale che meriterebbe un po’ più di rispetto».

Siena12_3.jpgRisorse per tutti ma non per il Santa Maria E a far storcere il naso a Tucci ci sono anche quei 300mila euro che il Comune di Siena ha destinato per la realizzazione di un ostello per moderni viandanti della Francigena al Pellegrinaio. «Su questo mi avvalgo della facoltà di non rispondere – aggiunge – per ora è tutto solo sulla carta e questi 300mila euro investiti lì fanno poca massa critica. In questo senso non capisco nemmeno le polemiche lanciate dagli operatori turistici senesi. Non sarà un ostello per 20 persone a cambiare le carte in tavola del turismo senese». E poi ci sono quei 250mila euro che la Fondazione Mps ha destinato alla Chigiana in aggiunta al contributo degli anni passati: «So benissimo che non possiamo tornare ai fasti del passato – aggiunge Tucci – ma la Fondazione non è nemmeno alla canna del gas. Penso si possa trovare un giusto equilibrio tra i fondi da destinare alla Chigiana (che è un’istituzione conosciuta in tutto il mondo e in quanto tale va tutelata) e una compartecipazione al progetto di rilancio del Santa Maria. Stanziare 500mila euro non ucciderebbe la Fondazione Mps e sarebbero risorse salvifiche per il complesso museale».

Quale futuro? «Siena e i suoi cittadini – conclude Tucci – hanno investito tanto emotivamente nella sfida per Capitale Europea della Cultura 2019 e, personalmente, la sconfitta mi ha amareggiato parecchio. Ma era un’eventualità possibile. Solo che gli amministratori l’hanno usata per rafforzare la tendenza al galleggiamento. Invece bisogna rilanciare, non chiudersi in sé. Il Santa Maria della Scala c’era, c’è e ci sarà. Il primo passo da fare è dare un segnale di vitalità»

 

 

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