nuovo_logo_fmpsRestyling d’immagine per la Fondazione Monte dei Paschi di Siena. L’ente di Palazzo Sansedoni ha presentato il nuovo logo definendolo «semplice e moderno, in grado di  esprimere al meglio i valori e le caratteristiche di una Fondazione sempre più orientata alla dinamicità, all’apertura verso l’esterno e all’internazionalizzazione». Il processo di rinnovamento della Fondazione Monte dei Paschi passa anche dall’immagine ma rimane intoccabile, nel logo come nella mission di Palazzo Sansedoni, il legame con Siena e con la sua banca. «Per noi è un legame storico molto importante che cerchiamo in tutti i modi e in tutte le sedi di salvaguardare» ha spiegato il dg della Fondazione Mps Davide Usai. «La rivisitazione della nostra immagine costituisce un ulteriore passo nel percorso di rinnovamento che la Fondazione ha intrapreso negli ultimi due anni» ha dichiarato il presidente Marcello Clarich che alle richieste di chiarimenti sulla situazione finanziaria e patrimoniale dell’ente ha risposto: «Stiamo molto cauti nel riaprire i rubinetti delle erogazioni».

Nuovo look Il restyling, costato all’ente 4500 euro, arriva dopo oltre dieci anni dalla precedente rivisitazione. Il logo è formato da un acronimo, FMPS, e da un payoff, il nome dell’ente per esteso. Il simbolo grafico propone un segno minimalista e moderno, con una stilizzazione al massimo grado, dove l’icona, senza il contorno della ceralacca, acquista maggiore forza e massima leggibilità. Nel marchio emergono con forza il nero e il bianco, colori che rimandano ai legami storici con la città. Il font scelto per il logo è il Drakolomb, mentre quello del payoff un Helvetica LT Condensed Medium. I caratteri a bastoni, lineari ed essenziali rendono il marchio di facile leggibilità anche in lingua inglese

Modifiche allo statuto? «Non ci aspettiamo sorprese» Ma il legame con Siena e con la sua banca sembra affondare le radici anche nello statuto nonostante le richieste del Ministero dell’Economia e delle Finanze in merito alle modifiche del famigerato articolo 3 comma 3 secondo cui la Fondazione ha l’obbligo di adoperarsi per il mantenimento a Siena della sede e della direzione generale del Monte dei Paschi. La rivisitazione dello statuto è ora all’attenzione del Mef. «Non ci aspettiamo sorprese; attendiamo, spero entro le prossime settimane, l’approvazione da parte del ministero dell’Economia e delle Finanze”. Così Clarich ha risposto alla domanda in merito aggiungendo: «Lo statuto mantiene un forte riferimento al territorio senese, credo che abbiamo trovato una formula che possa soddisfare le esigenze un po’ di tutti».

Mef porta stabilità Il presidente Clarich valuta poi come un elemento di stabilità l’ipotesi che il Mef possa salire dal 4 al 7 per cento nel capitale sociale di Banca Monte dei Paschi consolidando di fatto il ruolo di primo azionista. “Ci sentiamo non dico rassicurati ma vediamo la presenza del Mef come elemento di stabilità”. Così ha risposto alla richiesta di valutazione sull’ipotesi di crescita di via XX Settembre nell’azionariato di Mps. Clarich ha poi specificato di non avere informazioni dirette sull’operazione ed ha aggiunto: «Sappiamo che il Mef non ha interesse a ripubblicizzare la banca, è una partecipazione che non vuole entrare nel governo e nella direzione di Mps».

4 pretendenti per Sansedoni Per la cessione delle quote della Sansedoni Spa, società di gestione e sviluppo immobiliare, la Fondazione Mps ha ricevuto «4 manifestazione d’interesse di cui una richiesta di trattativa esclusiva». A rivelarlo è stato di il Dg Usai rispondendo alle domande dei giornalisti che gli chiedevano a che punto fosse il processo di vendita delle quote di Sansedoni Spa (67%) dopo l’avvio, un mese fa, del sondaggio di mercato. «Aspettiamo ancora risposte da interlocutori primari» ha aggiunto il presidente Clarich sottolineando come gli acquirenti «devono essere di standing primario nazionale e internazionale». «E’ una situazione che richiede attente valutazioni e un po’ di tempo anche perché le banche creditrici devono dare una sorta di benestare nel caso in cui la Fondazione trovi effettivamente l’acquirente» ha concluso Clarich.

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