andrea-rontiniUna chiacchierata con il campione del mondo per paesaggi nel 2002. Andrea Rontini, fotografo e grande artista  inizia circa trent’anni fa il suo percorso fotografico scattando con diapositive a 35 mm che venivano stampate nei laboratori fiorentini con il classico metodo “cibachrome”, le sue opere sono state presentate in importanti mostre nel nostro Paese, in Francia e negli Stati Uniti presso la New Arts Gallery in Connecticut e fanno parte di collezioni private e pubbliche. Nel 2012 quano Ilford decide di chiudere la produzione per produrre “cibacrhome” Andrea Rontini rileva gli ultimi 15 rotoli di magazzino di 30 mt l’uno che sono gli unici e gli ultimi rimasti e con questi continua a stampare le ultime preziosissime foto con questo materiale ormai scomparso.

A che età hai iniziato ad immortalare questi tesori? Chi ti ha aiutato in questo percorso?

«Ho iniziato da fotoamatore intorno al 1984 e quindi a 32 anni. Oggi c’è più precocità in gran parte dovuta al mondo digitale dato che l’analogico era molto più difficile. Sono autodidatta, il mio percorso nasce nei gruppi fotografici fiorentini tanto da fondarne uno nel 1989 ad Antella, il mio paese. Non ho avuto nessun maestro e nessuno a cui ispirarmi se non cercare di capire il percorso dei grandi fotografi del mondo».

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Con la macchina fotografica, mentre scatti riesci a rimanere distaccato o ti emozioni?

«Quando nasce una bella foto la sento prima; si stabilisce come un alchimia tra quello che vedi e il tuo stato d’animo. Quindi sono pervaso da una grande emozione».

Secondo te una fotografia cosa deve rappresentare e suscitare?

«Per quanto riguarda la mia fotografia, essendo un paesaggista, deve essere emozionante attraverso un contesto armonico dove i colori e le luci sono il leit motiv».

Quale sarà il futuro della fotografia? Esisterà solo il digitale?

«E’ difficile fare previsioni, la fotografia nasce nel 1816 e da allora la tecnica ha sempre stravolto e cambiato il modo di fare e pensare la fotografia. Il mondo digitale ha ormai affossato il periodo analogico dal quale provengo. Oggi gli smartphone sono facili da usare, veloci e quando miglioreranno i software ed inseriranno varie lenti potranno contendere il primato alla reflex. Il mercato sta facendo diventare tutti fotografi ma in realtà saranno solo produttori di immagini. Fotografia significa “scrivere con la luce” quindi occorre stampare altrimenti rimangono immagini sui telefoni o sugli hard disk e nulla più».

05_balestreri-martino-mattinata-di-maggio-a-belvedereChe rapporto hai con i social network? Aiutano a divulgare le vostre opere e i vostri lavori o la rete ruba gli scatti e brucia un artista come te?

«Provenendo dal mondo analogico ho subito con fatica il mondo digitale. Sui social ci sono, uso strumenti come Facebook per la divulgazione e informazione dei miei momenti professionali. Non uso Instagram o Flickr o simili perchè mi prenderebbero molto tempo ma non condivido la necessità di far arrivare su questi social un centinaio di milioni di immagini tutti i giorni dove si vede di tutto. Ma, ripeto, fotografia significa stampa queste sono solo immagini dove piccolo è sempre bello. Vorrei vedere una bella stampa 30×45 cm per capire davvero se l’immagine vale oppure no. La rete ruba un po’ a tutti e ci leva un po’ d’anima perchè ci appiattisce nel tentativo di imitare. Ma questo è il pegno da pagare alla mole di informazioni che ti arrivano. Sta a noi poi, selezionare le cose che arricchiscono la nostra conoscenza oppure fare incetta di cose futili».

Per te quale è l’angolo più bello della Toscana?

«Difficile rispondere a questa domanda. Forse questo luogo magico che fui tra i primi a scoprirlo: Leonina presso Asciano fra la bellezza delle Crete Senesi».

Hai uno scatto al quale sei legato particolarmente? Perché?

«Forse questa foto di Leonina che riuscii a catturare nel febbraio 1992: una terra fredda piena di rugiada con un cielo triste del colore simile alla terra (nello stesso mese era avvenuta la morte del mio babbo)».

Che rapporto hai con i tuoi clienti/collezionisti?

«A Castellina in Chianti vive ancora la mia galleria di fotografia aperta da me e mia moglie nel 2001. Il rapporto è costante con tanti clienti che hanno acquistato in diversi tempi le mie foto. Ho clienti che tornano frequentemente per acquistare e constatare il mio cammino fotografico. Vendere fotografia in Italia è inusuale; i miei clienti italiani erano pochi all’inizio ma poi sono costantemente cresciuti conferendo alla fotografia quel riconoscimento che le grandi istituzioni artistiche e culturali non hanno mai incoraggiato».

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