Rilancio molto volentieri la notizia che il prossimo 17 giugno sarà ricollocato nel Camposanto monumentale di Pisa il “Trionfo della Morte” di Buonamico Buffalmacco e sarà così possibile ammirare di nuovo l’intero ciclo degli affreschi, che erano stati rimossi, purtroppo pesantemente danneggiati, dopo il bombardamento del 27 luglio 1944.

La notizia non è solo di eccezionale importanza culturale (l’intero ciclo copre oltre 2000 metri quadrati di pitture) ma è anche una di quelle occasioni che può cambiare il destino turistico di una destinazione già famosa come Pisa e la sua piazza, dove oltre al Camposanto monumentale, si trovano la Cattedrale, la Torre ed il Battistero.

Antonio Paolucci l’ha definito «la Cappella Sistina dei pisani», che è affermazione forte, evocativa, naturalmente lusinghiera, e perfino inevitabile, considerato l’argomento dell’opera e la drammaticità delle figure. Ma, sempre dal mio punto di vista turistico, è anche un po’ fuorviante, poiché i due contesti sono profondamente diversi, ed è poi sempre sbagliato presentarsi come la “fotocopia” di un’altra cosa.

Il Camposanto monumentale è uno spazio di meravigliosa armonia e fascino, e lo sarà ancora di più adesso, di nuovo impreziosito dalla possibilità di rivedere – dopo oltre 70 anni – anche il ciclo di affreschi ricollocato al loro posto.

Ecco che allora la ricollocazione del Trionfo della Morte dovrebbe, anzi deve diventare l’occasione per costruire attorno ad esso – la notizia ha già fatto il giro del mondo – un programma di lavoro di almeno 3 anni, che sappia fare del Camposanto stesso un fulcro attorno al quale rinnovare l’immagine turistica di una città come Pisa, partendo dalla valorizzazione di ciò che già viene fatto, come le aperture notturne (che non a caso iniziano proprio il 17 giugno e durano tutta l’estate), i concerti della rassegna Anima Mundi, le speciali visite guidate della piazza e dei monumenti.

Per poi andare poi ad aggiungere altre iniziative di carattere promozionale – utilizzando abilmente i canali social che funzionano benissimo per le opere d’arte – capaci di coinvolgere in una visita non banale e non distratta del Camposanto tutti coloro che frequentano gli appuntamenti di carattere culturale e scientifico che Pisa ospita. Ognuno di questi appuntamenti dovrebbe, per almeno tre anni, prevedere un collegamento con il Camposanto stesso.

Eppoi ci sono i pisani: devono essere loro i primi a voler godere di questa opportunità di rivedere il Trionfo in Camposanto ed i primi a promuoverne la conoscenza e la visita a tutti coloro che arrivano in città.

Fosse anche perché, come spesso capita, devono prendere un volo la mattina successiva.

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