foto3Sono partite ieri da Ibiza per chiedere giustizia in Italia per la morte della loro sorella o mamma. Ripartiranno domani con un carico di burocrazia insieme al bagaglio di tristezza, rabbia e dolore. Non hanno resistito alle lacrime quando hanno incrociato lo sguardo del presunto omicida della loro sorella o mamma e lui, ventenne brasiliano, ha chiesto chi fossero quelle tre  ragazze accompagnate da due amiche anch’esse colombiane che le hanno ospitate a Siena. Ma il pianto non ha avuto il tempo di essere estinto e sfogato nella forma che il dolore esige. Il Giudice ha rinviato l’udienza per un  difetto di notifica e a nulla serviva rimanere in quell’aula di Tribunale che avrebbe dovuto garantire loro giustizia. Le tre giovani donne continuano ad avere fiducia che perlomeno il ricordo della loro sorella o mamma possa avere uno sfogo giurisdizionale non come quel pianto interrotto, blocatto e non sopito abbastanza. Dicono che hanno fiducia perchè l’arresto del presunto omicida è avvenuto velocemente.

foto4Raccontano oggi, indossando la maglietta con una foto della loro sorella o madre, che era una donna allegra, un’amica prima di tutto e con il suo lavoro provvedeva al sostegno di tutta la famiglia. In Italia era arrivata quattro mesi prima che incontrasse la morte in un piccolo monolocale del centro di Siena e oggi riposa ad Ibiza dove ha fatto ritorno due settimane dopo quella sera di inzio marzo. Ad una delle figlie aveva comprato un regalo e non ha mai potuto consegnarglielo di persona. Stefania, la figlia, 17 anni, aveva un sogno che era quello di venire in Italia ma oggi quel sogno è il sinonimo di dolore. Leidi non ama che si dica in giro che la sorella era una prostituta ma neanche la morte violenta ha cancellato l’onore e la dignità di essere prima di tutto una donna. Leidi, Stefania e Andrea, l’altra figlia 15enne, torneranno di nuovo in Italia a settembre con il loro bagaglio di tristezza, rabbia e dolore con la speranza, però, di non dover ripartire con il carico di burocrazia che la giustizia italiana ha dato loro in dote già una volta. Torneranno con la loro maglietta e quel viso impresso sopra con il sorriso di una dignità che è prima di tutto donna. Qualcuno, prima che ripartino, spieghi loro che fuori dalle aule di Tribunale sulle ragazze come quella sorella o madre, alcuni hanno scritto canzoni e poesie e non sputato sentenze. Quel qualcuno ci ricorderà a noi tutti “occhi grandi color di foglia” e “labbra color rugiada” e “occhi grigi come la strada”. Alle lacrime di oggi qualcuno dica loro «piangi forte se non ti sente, dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior».

 

Articolo precedenteMansi (Fondazione Mps):«Ho capito di avercela fatta quando abbiamo chiuso con i soci stranieri»
Articolo successivoDonna uccisa a Siena, processo rinviato. In aula parenti in lacrime alla vista del presunto omicida