«Avanti Siena». «Siena cambia». «Siena si muove». «Più Siena». «Prima Siena». «Ora Siena». «Siena c’è». Ma possibile che nessun candidato sindaco abbia pensato allo slogan «Siena, Sveglia» o «Sveglia, Siena»? Gli ultimi terremoti che hanno dissestato la Città del Palio, e della banca più antica d’Italia, hanno nomi esotici ed “orientaleggianti”: Alexandria e Nomura, un’operazione e un ente di credito nipponico capaci di tagliare (definitivamente?) il legame che Siena aveva con il suo illustre, ricco, prestigioso e recente passato. Questa cittadina di 60mila abitanti si vede costretta a voltare pagina. Come si dice in questi casi, a ripartire da zero. E quindi meno soldi a contrade e sport, meno investimenti sul territorio, ecc: Siena, per chi ancora non lo avesse capito, adesso deve far forza solo sulle sue risorse. Limitate, o per lo meno non paragonabili a quelle di ieri, per quelle che sono necessariamente le dimensioni della città. Il tempo dell’opulenza sembra finito, sebbene in tanti ancora cullino quel dolce e soffice passato. E mentre, soprattutto, tutti sparano contro tutti a vicenda frecciatine al veleno. Tutti a puntarsi il dito, gli uni contro gli altri, per un motivo o per un altro. C’è chi sapeva e non ha detto, chi difende una persona per interesse, chi ne attacca un’altra. Sempre per interesse. E via commenti a pioggia sullo scoop del Fatto Quotidiano. «Si faccia chiarezza». «Avevamo ragione noi». «Avevate torto voi». «È stato lui». Ci manca solo «Mamma, mi hanno rubato la merenda» e siamo tutti. Basta però. È tempo di svegliarsi. Svegliamoci tutti quanti. Chi ha delle responsabilità se le prenda, chi non le ha si rimbocchi le maniche perché adesso non ci potrà più pensare il “babbo” con la M maiuscola. Adesso ci devono pensare i cittadini e chi vuole amministrare una banca e una città con serietà, rigore, senza slogan o frasi fatte per dare un titolo alla stampa. Ci deve pensare chi non è abituato ad avere un santo in paradiso che gli faccia trovare sul piatto la cosiddetta minestra già versata. Il teatro ha chiuso battenti. C’è bisogno di concretezza, di temi veri, di pragmatismo. Si dia un taglio alle campagne mediatiche e si esaltino quelle che sono le ricchezze di queste terre. Infinite e invidiate in tutto il mondo. E non sto parlando di Mps. Io sono giovane, lo ammetto. Probabile che idealizzi la cosa e che forse non abbia la dovuta esperienza – o competenza – per comprendere tutto quello che sta succedendo. Probabilmente non so molte cose, altre le ignoro, altre non potrei nemmeno capirle. «Chi sa, sa» si dice dalle mie parti. Ecco, io so solo che è il tempo che tutti si rimbocchino le maniche. Dimenticandosi di quello che è stato e che forse non sarà più. Siena torni alle cose vere. Chi ama riempirsi la bocca di storie, frasi ad effetto e slogan su miti e chimere, per carità, se le risparmi. Perché c’è molta gente che è già stufa. E ancora siamo all’inizio per quanto riguarda la campagna elettorale. La campanella è suonata per l’ennesima volta. Sveglia, Siena. La ricreazione è finita da un pezzo.

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