Voglio fare un augurio speciale a Diego Petrucci, da pochi giorni nuovo sindaco del comune di Abetone-Cutigliano: quello di essere il primo a prendere in mano e realizzare il “piano strategico” del turismo preparato oltre due anni fa dall’Università Bocconi di Milano per la città di Pisa, ma in realtà applicabile a qualsiasi altra località in Toscana e in Italia.

Le condizioni ci sarebbero tutte. L’Abetone è infatti una destinazione turistica vera, con una sua lunga storia e un presente non sempre facile. Perché – lo sappiamo tutti – appena nevica, non c’è bisogno di fare promozione o pubblicità, tutti si mettono in auto per andare a sciare sull’Abetone. Ma se non nevica, o nei mesi non invernali, quella strada tortuosa ed affascinante da Pistoia verso la sua montagna, risulta molto meno frequentata ed affollata.

La grande novità amministrativa (un sindaco di centro-destra, in Toscana, può essere particolarmente interessato a dimostrare “come si fa”), sarebbe quella di passare ad una gestione del turismo come chiave di sviluppo economico e buona occupazione. Quando si hanno oltre 50 chilometri di piste da sci, un “vicino di casa” come Monte Cimone in Emilia Romagna con cui trovare il modo di lavorare veramente insieme, un patrimonio naturalistico e storico da “grande montagna”, non ci si può limitare soltanto ad una concezione del turismo che metta in programma la rassegna di “spettacolini” estivi e le bicchierate di paese: cose utili, belle, da non disperdere per il loro valore sociale e di comunità, ma che non hanno nessuna capacità di attrazione turistica.

Bisogna invece avere invece l’ambizione – come suggerisce appunto lo studio dell’Università Bocconi – di prendere in mano la gestione di un settore economico di grande importanza e sapere dosare l’intervento diretto dell’amministrazione comunale, con il sostegno economico a servizi di base già esistenti, o da far nascere, in modo da concentrare il “fuoco” delle risorse economiche su una capacità di accoglienza che sia di qualità ed in linea con le aspettative dei turisti.

Ed in questo senso l’Università Bocconi dà un’indicazione preziosa: ci vuole un occhio speciale rivolto alla formazione professionale, e non solo quella “digitale” o dei giovani freschi di studio, ma anche verso chi da anni opera nel settore turistico e si è, forse inevitabilmente, “seduto” su abitudini non più in linea con la realtà turistica attuale.

Un vero piano industriale del turismo, senza scorciatoie che in questo settore (ma credo anche in altri) non portano mai da nessuna parte.

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