Elezioni si, elezioni no. O meglio, primarie si o primarie no? In Italia come nel territorio dove vivo, Siena, il dibattito politico e lo scontro all’interno del Pd si muove proprio su questi temi. A livello nazionale c’è il segretario dei democratici Bersani che sta alzando i bastioni di una fortezza per difendere la sua leadership dall’ascesa politica del sindaco di Firenze, il rottamatore Matteo Renzi. Nella Siena commissariata invece si vorrebbe tornare alle urne subito in autunno non passando dalle “Forche Caudine” delle primarie ma riproponendo come candidato unico l’ex sindaco Ceccuzzi, dimissionario nella primavera scorsa. Ma perché il Pd è così recalcitrante alle primarie? Di che cosa hanno paura Bersani e Ceccuzzi? Onestamente non lo so, anche perché ci vorrebbe un vero e proprio cataclisma nel centrosinistra affinché Renzi superi come preferenze l’attuale segretario Bersani. E contro Ceccuzzi chi c’è? Ultimamente ha fatto sentire la sua voce Alessandro Pinciani, vicepresidente della Provincia di Siena, portavoce dell’Associazione Confronti ma soprattutto molto vicino a quell’Alberto Monaci, secondo molti, il vero deus ex machina dietro le dimissioni anticipate di Franco Ceccuzzi. Onestamente però, qualche comunicato stampa potrà impedire a Ceccuzzi di tornare in Palazzo Pubblico? A Siena (dove governa da sempre) ci sono possibilità che il centrosinistra non rivinca le elezioni? Quindi avanti con le primarie! Che Bersani in Italia e Ceccuzzi a Siena diano un segnale politico importante andando alle primarie e confrontandosi con i rispettivi sparringpartner. Grossi dubbi sulle loro vittorie non ci sono e quindi ci sarebbe anche lo spazio per costruire poi un Pd e un centrosinistra più forte, più compatto e più coeso. Come? Semplicemente andando a stringere la mano a quelli che sono stati gli oppositori alle primarie. Un po’ come succede negli Stati Uniti dove chi perde diventa il primo sostenitore di chi vince: vedi Hillary Clinton con Obama. E poi, siamo onesti, un Partito Democratico senza primarie non è un Partito Democratico. È un “Pd-L”, leggasi “piddì meno elle”, di grilliana memoria che, concettualmente, è quanto di più aberrante e offensivo ci possa essere per un elettore/politico/volontario/simpatizzante del Pd.

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