Foto Ansa

Il palio del 2 luglio vinto dalla Lupa, oltre alla gioia del popolo di Vallerozzi, lascia all’attenzione di tutti una doverosa riflessione sui fantini. Avevamo parlato nelle puntate precedenti delle importanti assenze, anche a livello strategico, di Andrea Mari detto Brio ed Alberto Ricceri detto Salasso. Dopo la carriera di Provenzano dobbiamo tornare sull’argomento analizzando gli spunti che Piazza del Campo ci ha fornito. Ripercorrendo i tre giri del palio di luglio, salta nella testa di tutti una considerazione, anche sconvolgente: la nuova generazione di fantini, quella che dovrebbe rappresentare il futuro, ha miseramente fallito.

È arrivato primo al bandierino con la Lupa Jonatan Bartoletti detto Scompiglio, classe ’81, seguito dall’Oca con Giuseppe Zedde detto Gingillo, classe ’82, dal Drago con Luigi Bruschelli detto Trecciolino, classe ’68, dal Nicchio con Giovanni Atzeni detto Tittia, classe ’85, e dalla Tartuca con Valter Pusceddu detto Bighino, classe ’81.

Altri quattro fantini, decisamente più giovani, sono rimasti nelle retrovie, senza mai pensare di poter vincere il palio. Elias Mannucci detto Turbine, di anni 25, ha perso lucidità con il giubbetto dell’Istrice, perdendo di vista l’avversaria che ha trionfato senza essere infastidita. Francesco Caria detto Tremendo, nato nel 1988, ha sicuramente sofferto la partenza a rilento con il cavallo dell’Aquila, ma al tempo stesso non ha provato minimamente a rimontare posizioni o a far sventolare il giubbetto. Enrico Bruschelli detto Bellocchio, classe ’95, fantino della Giraffa, ha terminato la sua carriera al primo San Martino, ma a deludere è stata la sua frenata prima di affrontare la curva che, dalle prime posizioni, lo ha fatto indietreggiare prima di essere coinvolto nella scivolata della Chiocciola. Carlo Sanna detto Brigante, nato nel 1989, dalla posizione di rincorsa ha penalizzato nella mossa falsa la Lupa, e poi, al primo casato, ha spinto l’Istrice addosso ai palchi: una difficile lettura della sua strategia se non coincidente con la voglia di guardare solo a se stessi, al palio del Bruco. Per Brigante potrebbe esserci un’analisi particolare anche da parte della contrada del Valdimontone, che lo scorso anno gli aveva affidato il giubbetto: la mossa ha dato una fotografia piuttosto nitida di come sono andate le cose questa volta…

Non merita di rientrare in questa analisi Alessio Migheli detto Girolamo, classe ’84, al quale rinnoviamo nuovamente gli auguri di pronta guarigione: la sua caduta è la conferma della sua volontà di recuperare posizioni ed avvicinarsi alla testa della corsa.

Per il palio di agosto, sulla carta, potrebbero esserci degli stravolgimenti, o per lo meno due dei quattro giovani fantini dei quali abbiamo parlato, potrebbero avere difficoltà nel trovare nuovamente la fiducia di una contrada. Del resto, anche nel palio di luglio, sono molti i colleghi rimasti a guardare che potevano avere una chance sul tufo: su tutti Sebastiano Murtas detto Grandine, Antonio Siri detto Amsicora, Giosuè Carboni detto Carburo, Dino Pes detto Velluto, Andrea Chessa detto Nappa II ed Andrea Coghe.

Articolo precedenteSport e socialità. Boxe e lotta greco romana per combattere il bullismo
Articolo successivoNoi non siamo dell’Isis. Strage di Dacca, sit in della comunità musulmana di Pisa