di Chiara Martinelli

Si chiama il “Passato nel Presente” ed è ciò che si percepisce entrando nella Bottega d’Arte di Marco Caratelli in via Monna Agnese 7 percorrendo la gradinata che dal Battistero di San Giovanni sale fino al Duomo di Siena. E’ in questi luoghi intrisi di storia e di arte senese che Marco ha mosso i primi passi, dapprima come aiutante di bottega nella riproduzione di fondi oro e biccherne, poi pian piano mettendosi per conto proprio con la “Bottega d’Arte”. Caratelli ha raccontato ad agenziaimpress.it la sua storia tra passato e progetti futuri.

Di cosa ti occupi? «Realizzo riproduzioni pittoriche di grandi opere senesi del ‘300-‘400 utilizzando le stesse tecniche di allora, i soggetti sono le iconografie classiche della pittura medievale senese raffiguranti la “Madonna con il Bambino”, l’Annunciazione, oppure riproduzioni di particolari ricavati da grandi trittici, focalizzandosi su alcuni soggetti in secondo piano, come il profilo dell’Arcangelo Gabriele nell’Annunciazione, oppure la sezione di una cornice lignea in cui si intravede il profilo a mezzo busto di un putto, fino a piccoli cicli di storie, d’impronta politico-religiosa tra cui spiccano dettagli del Buon Governo di Pietro Lorenzetti».

Diplomato all’Istituto d’Arte Sezione Pittura, dopo un esito iniziale, decidi di non intraprendere l’accademia delle Belle Arti ma di iscriverti a Storia dell’Arte, laureandtsi in Lettere indirizzo Storico Artistico. «Ho iniziato con le riproduzioni delle biccherne, quelle più semplici, più arcaico-medievali, dove la pittura ancora non era particolarmente evoluta, ovvero non aveva sviluppato i caratteri gotici e la finezza del 1300 ricca di decorazioni, il cui maestro per me è senza dubbio Simone Martini. In seguito sono passato alle raffigurazioni di “Santi e Madonne con Bambino” dove anche i caratteri stilistici si fanno più sensibili e delicati e in cui, oltre alle caratteristiche pittoriche, si studiano i rapporti e i giochi di sguardi delle Vergini con i Piccoli, spostando l’attenzione sul rapporto madre-figlio, su un’introspezione più umana e meno estetico – iconografica». 

La tecnica che utilizzi nella maggiore parte dei tuoi dipinti è quella della “doratura”. E’ un procedimento molto antico, citato nei trattati medievali. Per un non addetto ai lavori sembra una sorta di ricetta alchemica che dà un tocco magico alla tavola. «Fondamentale è la scelta del legno, poi lo preparo con colla di coniglio e gesso da doratori, le zone che verranno dorate sono preparate con bolo rosso di armenia. Successivamente uso oro zecchino 23kr che viene lucidato con pietra d’agata e poi scatta la magia della tempera al rosso d’uovo, pigmenti naturali diluiti in acqua e rosso d’uovo, che ha la funzione di fare da collante. Questa è esattamente la stessa tecnica utilizzata nelle botteghe del 1200 e del 1300».

Alcune delle tue opere sono state esposte presso Gallerie d’Arte a New York e in altre città dell’America centrale: com’è nato il rapporto con i collezionisti d’oltreoceano e che influenza ha avuto quest’esperienza sulla tua produzione artistica? «Un giorno ho deciso di provare ad esporre i miei lavori negli Stati Uniti poiché la maggior parte dei miei committenti provenivano dal mercato americano. Ho iniziato a scrivere alle Gallerie alcune mi hanno risposto che non erano interessate, altre però mi hanno chiesto un appuntamento. Ho preso il mio zaino, ci ho messo dentro tre opere e sono partito. Rapportarsi con un mondo totalmente nuovo è stato veramente eccitante, ho avuto la fortuna di conoscere persone incredibili, mi hanno dato una chance e l’ho voluta sfruttare appieno».

Il legame con gli Stati Uniti torna spesso nel tuo percorso lavorativo: insegni tecniche di pittura medievale agli studenti americani. «Collaboro con la Buffalo University che prevede per gli alunni un programma di studio a Siena. Gli studenti arrivano ogni semestre, io sono il Prof. di Pittura. E’ un’esperienza incredibile, insegnare ai ragazzi di vent’anni così distanti per età e cultura, una tecnica così antica dà luogo ad espressioni artistiche originali e atmosfere molto stimolanti».

“Passato nel Presente”: parliamo delle tue ultime realizzazioni. Sempre più clienti scelgono soggetti iconografici del ‘300 – ‘400 per decorare le pareti delle proprie abitazioni in contrasto con un interior design di stampo post-contemporaneo. Questa “dicotomia temporale” è anche ciò che valorizza ulteriormente le tue opere? «Ultimamente ho la fortuna di lavorare molto su commissione, ho clienti sia italiani che esteri. Le richieste vertono quasi sempre sui “classici”. Gli americani ad esempio sono molto attratti da opere lontane dalla loro cultura. Per un cliente di Indianapolis ho realizzato Il Buon Governo (l’intera parte della città); per un cliente francese un dettaglio di un’opera del Beato Angelico con un taglio molto moderno. Un cliente di Budapest di passaggio in città, ha acquistato il “dettaglio” di un’ala di un angelo annunciante, che inserito in un ambiente totalmente moderno e decontestualizzato, ha assunto un carattere veramente contemporaneo. Sono molto orgoglioso di lavorare per clienti italiani ma quando le mie opere passano i confini, è come se una parte di me viaggiasse con loro. Immaginarmele sparse per il mondo è un’iniezione di energia per il mio lavoro e una crescita personale: è fondamentale oltrepassare i confini».

Vincent Van Gogh è il “genio impazzito” interpretato da Alessandro Preziosi a teatro, andato in scena ai Rinnovati di Siena lo scorso dicembre: sei stato scelto tra gli artisti sensi per filmare un documentario inerente la trama dello spettacolo. «E’ stato veramente interessante rapportarmi con il gruppo del “Teatro Online” e Francesco Tomei, il regista. Racconteranno la mia “storia” e sono certo sarà molto interessante. Ancora non ho visto l’anteprima off-line, uscirà a fine gennaio sul web».

Ad un artista senese non si può non chiedere quanto potrebbe essere orgoglioso e importante per la sua carriera dipingere “il dipinto per eccellenza”, il Cencio. Ci hai mai pensato? «E quale senese che dipinge non c’ha pensato. Certo, si mi piacerebbe, è il mio lavoro, la mia passione, la mia vita. Forse ancora non è il mio momento? Non lo so, però prima o poi accadrà e sarà una libidine».

 

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