Il Lamna Nasus, lontano parente dello squalo bianco noto anche come smeriglio ed oggi diffuso nelle aree fredde degli oceani, 3 milioni di anni fa, ai tempi del Pliocene, popolava anche le acque del Mediterraneo. E’quanto testimoniano nuove ricerche, condotte dal Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa e dal Gruppo Avis di Mineralogia e Paleontologia di Scandicci (Gamps), su alcune centinaia di denti fossili di squalo ritrovati nel 2009 a Castelnuovo Berardenga (Siena).

Turnover biologico L’antico reperto di Lamna identificato nell’ambito della ricerca rappresenta il primo rinvenimento di un fossile di smeriglio sul territorio italiano e nell’intera regione mediterranea. Finora un numero limitato di fossili di questo animale erano stati rinvenuti solo nei depositi pliocenici del Belgio e dei Paesi Bassi. La nuova scoperta è al centro di uno studio recentemente pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Neues Jahrbuch fur Geologie und Palaontologie: secondo l’indagine, la presenza, nell’area corrispondente alla Toscana di animali come il Lamna, suggerisce che condizioni tipiche dei climi temperato-freddi sussistessero nel Mediterraneo centrale nel corso del tardo Pliocene. Solo poche centinaia di migliaia di anni prima, invece, le acque toscane erano caratterizzate da un’abbondanza di elementi tropicali. Il ‘turnover biologico’ nel Mar Mediterraneo, secondo l’articolo, potrebbe essere attribuito al raffreddamento che ha accompagnato l’instaurarsi della glaciazione artica intorno a 3 milioni di anni fa e che avrebbe indotto sia la scomparsa delle forme tropicali del Mediterraneo sia l’ingresso di forme temperato-fredde (come Lamna nasus) dallo stretto di Gibilterra. Il fossile di Lamna da Castelnuovo Berardenga potrebbe dunque testimoniare una delle prime fasi di raffreddamento del bacino Mediterraneo durante il tardo Pliocene.

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