«La moschea di Sesto fiorentino è un fatto positivo, per il quale si è speso con intelligenza il cardinale Giuseppe Betori, e anche noi, con la Città metropolitana abbiamo in qualche modo incoraggiato. Credo che sia una risposta più generale anche all’area metropolitana. E credo che la moschea di Sesto possa essere utilizzata anche da credenti di altri comuni, come Firenze». Così il sindaco Dario Nardella, che proprio in tema di interculturalità religiosa negli ultimi giorni del 2017 ha organizzato a Palazzo Vecchio un pranzo con i ministri del culto, cui hanno partecipato anche l’arcivescovo Betori, l’imam Izzedin Elzir ed il rabbino Amedeo Spagnoletto.

Diritto di preghiera Già nelle scorse settimane Nardella aveva avuto modo di esporre questa opinione, alla quale però Elzir ha sempre risposto osservando che la moschea di Sesto «è per Sesto e a Firenze il lavoro va avanti». E sul punto, a chi al sindaco ha chiesto se comunque si farà un’altra moschea a Firenze, Nardella ha risposto di «aspettare che la comunità musulmana, in cui ho molta fiducia, si faccia avanti; ciò non toglie, però che la situazione di alcuni centri di preghiera in città a partire da quello in centro, di piazza dei Ciompi, che è praticamente un garage, debbano trovare una soluzione, un’alternativa. Con gradualità troveremo altre soluzioni che siano accolte positivamente dalla comunità. Il diritto di pregare va affermato senza imposizioni». Contrario alla moschea di Sesto Fiorentino si è espresso nel frattempo Augusto Gozzoli, segretario provinciale di Forza Nuova a Pisa. Quanto fatto dal cardinale di Firenze è «il mercimonio di Sesto Fiorentino, dove Betori, novello Giuda, vende i terreni di un lascito alla comunità islamica, che vi costruirà una moschea».

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