Sono circa 4 mila, mille delle quali dalle parrocchie di Grosseto e provincia, le persone attese a Nomadelfia il prossimo 10 maggio, quando Papa Francesco visiterà la comunità fondata da don Zeno. Nella sala a lui dedicata troveranno posto 620 persone: i nomadelfi, i figli di Nomadelfia, le autorità e un pool di giornalisti. Tutti gli altri saranno negli spazi esterni circostanti e potranno seguire la cerimonia su un maxischermo e salutare Francesco prima della sua partenza.

In preghiera sulla tomba di don Zeno L’organizzazione è già definita: il Papa atterrerà con l’elicottero al campo sportivo di Nomadelfia, dove sarà accolto dal vescovo Rodolfo Cetoloni, da don Ferdinando, successore di don Zeno e da Francesco, presidente di Nomadelfia. Quindi si sposterà direttamente al cimitero dove pregherà sulla tomba di don Zeno per poi raggiungere il gruppo familiare ‘Il Poggetto’. Questi primi due momenti saranno strettamente privati.

Le danze dei giovani Nella sala don Zeno sarà invece accolto dal popolo di Nomadelfia. I giovani gli offriranno alcune danze, mentre il Papa rivolgerà un discorso – l’unico – a tutti. Poi ripartirà alla volta di Loppiano, nel comune di Figline, in provincia di Firenze, Papa Francesco si porterà all’esterno per salutare i fedeli. «Il santo padre – ha dichiarato Francesco, presidente di Nomadelfia – verrà a riconoscere in don Zeno un grande amore alla Chiesa, che dirà ‘mi scorre nel sangue’, una grande obbedienza, una carità fondata su una grande fede e una speranza che ‘chi combatte con Cristo vince anche quando perde’».

Il vescovo: «Visita del Papa conferma attualità del Vangelo» Per il vescovo Cetoloni «è bello e significativo che il Papa venga a Nomadelfia poche settimane dopo aver pubblicato la sua esortazione sulla santità. Nomadelfia è un’esperienza di santità non perché chi vive qui è automaticamente santo, ma perché avverte che quella aspirazione originaria che è nel cuore dell’uomo, ovvero la felicità piena, a Nomadelfia può realizzarsi. La visita del Papa allora è occasione programmata per confermare il valore e la perenne attualità del Vangelo vissuto in fraternità, ma anche occasione provvidenziale per sfidare le nostre pigrizie, le nostre abitudini anche ecclesiali».

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