Ad appena venti giorni dall’apertura della mostra agli Uffizi dedicata all’acquisto dei due bozzetti di Luca Giordano e Taddeo Mazzi, le Gallerie degli Uffizi aprono un’altra esposizione per presentare al pubblico un altro prestigioso acquisto effettuato nel 2016: il dipinto di Anton Raphael Meng raffigurante Ferdinando e Maria Anna, due dei figli di Pietro Leopoldo di Lorena arciduca d’Austria e di Toscana e di Maria Luisa di Borbone, vestiti in abito contemporaneo e colti in un interno di Palazzo Pitti.

«Meng è un pittore di nascita boemo ma direi che è soprattutto un artista europeo – sottolinea a margine della presentazione alla stampa della mostra ‘I nipoti del Re di Spagna, il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt -. In questo caso viene esposto il doppio ritratto dei figli del Granduca di Toscana, dipinto a Firenze e quasi sicuramente cio’ è avvenuto a Palazzo Pitti. Questo è un acquisto veramente molto sensato, proposto dal curatore della sezione, Matteo Ceriana. Gli acquisti dei due bozzetti di Luca Giordano e Taddeo Mazzi, e del dipinto di Anton Raphael Meng, si collegano molto bene con il fatto che questa settimana a Firenze viene inaugurata la biennale internazionale dell’Antiquariato, una delle manifestazioni piu’ grandi al mondo, dopo Maastricht e Parigi, quindi una grande forza di Firenze di ospitare eventi culturali di questo genere. Ho sempre pensato agli Uffizi come un museo vivo, che compra quadri ed opere, per la collettività. Pietro Leopoldo Granduca di Toscana è un ottimo esempio in questo senso perchè aggiunse molto alle collezioni degli Uffizi, comprando in tutti i campi, particolarmente nella scultura antica, greco-romana, etrusca ed egiziana, però anche disegni e quadri per gli Uffizi. Noi con questi acquisti continuiamo la tradizione di Pietro Leopoldo con questo quadro incompleto, che si inserisce nel discorso tutto fiorentino del ‘non finito’».

Quando questo ritratto incompiuto, ‘I nipoti del Re di Spagna’, è comparso sul mercato antiquario è subito apparso chiaro che dovesse essere assicurato alle collezioni delle Gallerie degli Uffizi, per esporlo nelle sale di Palazzo Pitti. Infatti se anche l’opera non fu completamente dipinta a Palazzo Pitti da Anton Raphael Mengs, di certo nel grande palazzo fu progettata. I principini vivevano nella reggia fiorentina accanto ai genitori, oggetto di attenzione costante di governanti e istitutori, ma soprattutto dei genitori stessi, mentre il grande giardino di Boboli era il loro spazio di giochi e di svaghi. Si è voluto celebrare la nuova acquisizione dell’opera, giunta a buon fine anche grazie alle agevolazioni generosamente rese dalla Galleria Virgilio di Roma, con una mostra che mette in luce l’ambito storico e artistico nel quale è stata dipinta. Di origine boema, divenuto poi europeo di adozione e piu’ precisamente italiano e spagnolo, Mengs aveva chiesto licenza al re Carlo III di Spagna per potersi recare a Roma per lavorare e studiare l’antichita’ e la grande pittura rinascimentale, Raffaello in primis, del quale portava il nome. Il re, che amava l’Italia e aveva rischiato di governare la Toscana, ed era poi diventato re di Napoli, gli aveva concesso di fare quel viaggio a patto che gli inviasse da Firenze il ritratto dei giovani nipoti, nati dall’unione della figlia Maria Luisa di Borbone con Pietro Leopoldo di Lorena.

Le tele, conservate presso il museo del Prado ed esposte in mostra, vennero dipinte tra l’aprile del 1770 ed il gennaio 1771, durante il soggiorno dell’artista nel capoluogo toscano. I ritratti  mostrano i giovanissimi figli di Pietro Leopoldo vestiti in abito di corte spagnolo e con le insigne della legalità (il Toson d’oro), con l’abbigliamento tradizionale degli infanti, come ci narra la Gazzetta Toscana del 29 settembre 1770. Una volta terminati, prima di essere incassati e spediti alla corte spagnola, i dipinti furono esposti al pubblico a Palazzo Pitti, dove suscitarono grande ammirazione per la loro sfavillante tecnica pittorica e per l’efficacia della resa fisionomica.

«Così come Pietro Leopoldo che nel 1690 è andato da Firenze a Vienna, anche io andrò a Vienna fra due anni – ha sottolineato con il sorriso sulle labbra il direttore della Galleria degli Uffizi, Eike Schmidt -. Lui è morto dopo due anni dopo il suo trasferimento, io mi auguro che per me non accada lo stesso. Nei due anni e più che mi rimangono di stare a Firenze mi impegno a fare più di prima. Abbiamo la necessità ora di mettere una marcia di più per assicurare che il motore va e che andrà piu’ veloce. Andrò via da Firenze ma tornerò regolarmente perchè Firenze mi piace moltissimo, sempre di più».

«Il Kunsthistorisches di Vienna, rappresenta un polo museale di più di una dozzina di musei, è uno dei più grandi musei al mondo, paragonabile ai musei Vaticani, con gli Uffizi, e al Louvre. La mia decisione non è legata allo stipendio che avrò, altrimenti in quel caso sarei rimasto in America oppure dopo questa esperienza agli Uffizi sarei tornato lì».

L’esposizione al pubblico de ‘I nipoti del Re di Spagna’ avverrà al pubblico dalla giornata di domani, 19 settembre, fino al prossimo 7 gennaio 2018, nella Sala delle Nicchie a Palazzo Pitti a Firenze, con orario: martedì-domenica dalle 8:15 alle 18:50.

Articolo precedenteEtruschi e migranti. A Grosseto la destra dice no al loro impiego a Roselle. Ed è scontro
Articolo successivoCredito tra luci e ombre. Nel 2016 meno prestiti alle imprese toscane ma calano i deteriorati