Accolta la richiesta delle difese di acquisizione di nuova documentazione ed in particolare del ‘Deed of Amendment’ (un’integrazione del contratto che conterrebbe anche il ‘Mandate Agreement’). E’ quanto deciso oggi dai giudici della terza sezione della Corte d’appello di Firenze nell’ambito del processo d’appello per la vicenda legata al derivato Alexandria di Banca Mps che vede coinvolti gli ex vertici della banca Giuseppe Mussari, Antonio Vigni e Gianluca Baldassarri condannati in primo grado a 3 anni e 6 mesi di reclusione e 5 anni di interdizione. Mussari e Baldassarri erano presenti questa mattina in aula.

Parola ai difensori «I successi si misurano alla fine…vedremo» ha detto l’avvocato Fabio Pisillo, uno dei difensori di Mussari, a chi gli chiedeva se oggi le difese avessero vinto la prima partita. «Si tratta di una acquisizione di documenti per accertare i fatti» ha commentato l’avvocato Enrico De Martino, uno dei difensori di Vigni. Nessun commento dal Pg Vladimiro Marziani ne’ dai Pm di Siena Antonio Nastasi e Aldo Natalini, che avevano sostenuto l’accusa in primo grado

Ripresa del processo in autunno La decisione di acquisire la nuova documentazione è arrivata dopo un’ora di Camera di Consiglio: la presidente Maria Luisa Romagnoli ha deciso di affidare la traduzione dall’inglese del ‘Deed of Amendment’, l’integrazione del contratto che secondo le difese potrebbe dimostrare che il Mandate Agreement stipulato da Mps con Nomura era conosciuto all’interno della Banca e nessuno degli imputati lo ha quindi occultato. I giudici, invece, si sono riservati sull’eventuale richiesta di riapertura del dibattimento. Il 29 giugno sarà quindi affidata ad un perito la traduzione del documento mentre la ripresa del processo d’appello slitterà ad autunno inoltrato.

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