«La scuola di Renzi non è buona. Siamo di fronte all’ennesima riforma, con una legge che stravolge tutto l’assetto democratico attualmente esistente: lo fa senza alcun confronto con i lavoratori e la parte sindacale, chiudendo la porta a 80mila lavoratori precari abilitati che da settembre non lavoreranno più perché le sbandierate assunzioni non li comprenderanno. La scuola di pensiero che trasmette il disegno di legge è quella dell’uomo solo al comando; scompare la libertà di insegnamento e la visione di una scuola come comunità educante, lasciando il posto a conflittualità e improvvisazione». Così Antonella Velani, segretaria della Cisl Scuola di Firenze e Prato che quest’oggi si metterà in viaggio dalla Toscana verso Roma per manifestare contro la riforma varata dal governo Renzi e che vede come sua prima firmataria il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, denominata ‘buona scuola’. I numeri sulle partenze dalla Toscana per la grande manifestazione prevista oggi nella capitale sono molto eloquenti: 50 pullman, treni e anche auto private che come detto dovrebbero portare ad un numero di 5-6mila toscani fra studenti, insegnanti, lavoratori Ata, sindacalisti per lo sciopero generale indetto da Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Gilda e Snals. Secondo le stime del sindacato oggi circa il 70% delle scuole toscane potrebbero rimanere chiuse.

la-buona-scuola-2014-418599.610x431La protesta romana A Roma l’appuntamento in piazza della Repubblica è stato fissato alle 9,30, e poi è stato dato il via al corteo con arrivo e comizio conclusivo in piazza del Popolo. I sindacati scenderanno in piazza per ribadire l’urgenza di assumere il personale precario, che da anni garantisce il regolare funzionamento della scuola, su tutti i posti vacanti, ma anche per richiamare l’attenzione del Parlamento e di tutto il Paese al grave rischio che si correrebbe approvando il ddl del governo così com’è o lasciando addirittura, ipotesi ancor più nefasta, che si andasse verso il decreto d’urgenza su tutte le materie contenute. «Manifestiamo non per evitare provvedimenti sulla scuola, ma per avere provvedimenti giusti e non sbagliati. Il premier Renzi ha detto che è pronto ad ascoltare: ecco, allora domani apra le orecchie e spalanchi le finestre di Palazzo Chigi, perché dal mondo della scuola arriveranno diverse proposte», spiegano in una nota congiunta Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Gilda e Snals della Toscana. Duemila lavoratori della scuola fiorentina.

La mobilitazione toscana Tornando alla mobilitazione della Toscana tutto è già partito da inizio aprile, con apice nella mobilitazione nella riunione tenuta da docenti e personale ATA, di ruolo e precari, con un assemblea non-stop tenutasi al cinema Aurora di Scandicci. In quella circostanza era stato prodotto anche un documento finale in cui si evidenziava come da: «una lettura attenta del Ddl si evidenzia secondo i docenti contraddizioni e ‘distrazioni, a cominciare dal piano di assunzioni che disattende le giuste aspettative di molti e non risolve in alcun modo la questione supplenze». Manifestazioni si sono poi susseguite nella Valdelsa prima e nel senese poi, tutte con un unico scopo: bloccare l’approvazione della riforma della ‘buona scuola’. Nel frattempo la moglie del primo ministro Matteo Renzi, Agnese Landini, insegnante precaria, ha comunicato che oggi terrà regolarmente lezione: «Io e mio marito a casa ci confrontiamo, sa i problemi della scuola italiana ma poi ognuno prende le sue decisioni autonomamente». E sul tema istruzione è battaglia anche in chiave prossima corsa alle regionali con Massimo Simoncini della ‘Lista si, Toscana a sinistra’, che appoggia la candidatura di Tommaso Fattori alla poltrona di governatore che ha dichiarato: «Sarà un caso ma chi ha governato in Italia negli ultimi 20 anni, anche il centro sinistra, ha sempre inventato una sua riforma della scuola, tagliando però sempre i finanziamenti alla scuola pubblica e via via aumentando quelli alla scuola privata. Tutte queste riforme non hanno però colto il vero problema della scuola la valorizzazione delle (tante) competenze che, nonostante le difficoltà quotidiane, nella scuola c’erano e ci sono e l’Autonomia della scuola. Ecco perché scioperare oggi a Roma è l’unica strada possibile rimasta».

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