crisi_lavoroLa Toscana ha bisogno degli investitori stranieri perché questi mostrano maggiore vitalità di quelli italiani. A dirlo i dati Censis, presentati stamani a un convegno organizzato dalla Confindustria e dalla Regione Toscana.

La burocrazia spaventa gli investitori stranieri Dalla ricerca, realizzata su campione di 402 interviste a imprenditori della regione sull’attrattività della Toscana, emerge che negli ultimi 5 anni la vitalità delle imprese italiane si è indebolita. Lo pensa l’80% degli intervistati, mentre per il 23% quella degli imprenditori stranieri si è rafforzata o al limite è rimasta invariata (42%). Il 52% degli imprenditori toscani ritiene che gli investimenti esteri siano ancora in calo, ma per il 35,1% il calo si è fermato, e per il 12,8% la ripresa è partita. Nel mondo dei servizi i pessimisti si fermano al 38,6%. Secondo il 72,2% del campione, la Toscana è in grado di offrire vantaggi economici «ancora inesplorati» agli investitori stranieri, mentre l’87,4% crede che occorra più concretezza e non si debba più parlare solo di reputazione e di immagine. Il 91,9% invece è convinto che il problema non sia attrarre investitori stranieri, ma semmai trattenere gli imprenditori italiani che sono tentati di vendere. Solo il 19,4% degli imprenditori, però, si dice fortemente tentato di vendere a investitori stranieri (il 28% abbastanza) e appena l’11,1% ritiene che la vendita di un’impresa toscana a qualche straniero sia sempre un fatto positivo. Inefficienza della Pubblica Amministrazione, costo del lavoro eccessivo e farraginosità di leggi e regolamenti, secondo quanto emerge dai dati raccolti dal Censis sulla Toscana, le cause del rallentamento degli investimenti.

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