Cevital e il ministero dello Sviluppo Economico sono sempre più lontani, senza risparmiarsi scambi di accuse che spianano la strada verso un contenzioso legale per la risoluzione del contratto.

Le accuse «Speculazione»: così il ministro Carlo Calenda ha definito l’offerta per vendere le acciaierie dell’imprenditore algerino, patron Aferpi, Issad Rebrab. «Quando Rebrab dice che è pronto a uscire a patto che qualcuno gli dia il doppio di quello che ci ha messo francamente si chiama speculazione e su questo non abbiamo intenzione di seguirlo», le parole di Calenda, che non sono piaciute per niente all’imprenditore algerino, ormai sotto il fuoco incrociato di tutte le parti in causa. «Ci chiediamo come mai ci sia suggerito di svendere gli impianti di Piombino a beneficio di un altro acquirente, piuttosto che, per esempio, chiederci di reinvestire in Italia, in accordo con il ministero, una parte del totale eventualmente ricavato dalla vendita», si legge in una nota diffusa da Aferpi. Non ci sta all’accusa di speculazione Rebrab e spiega che la cifra messa sul tavolo del ministero è frutto di una perizia. «Abbiamo indicato una cifra corrispondente a quanto attestato da una perizia effettuata da una primaria società lo scorso anno, quando il mercato dell’acciaio era in una fase di congiuntura ancora negativa e si tratta di una cifra ben al di sotto del “doppio del capitale da noi investito”, come fatto circolare in queste ore», continua la nota, in cui si spiega che l’azienda continua a «credere nel progetto e nei nuovi partner», seppur nella consapevolezza «di non poter procedere senza il supporto del governo, che chiaramente non abbiamo».

Lo scontro Renzi-Rossi Ma la vicenda Aferpi non tiene banco solo sul piano economico, che resta comunque centrale, ma anche su quello politico, dopo lo scontro tra il segretario Pd Matteo Renzi e il governatore della Toscana Enrico Rossi, con il secondo pronto a querelare il primo. La diatriba è nata dopo che l’ex premier ha detto a un gruppo di operai piombinesi, durante la tappa del suo treno a Donoratico, che furono «Rossi e Landini a volere Rebrab»; un’accusa che Rossi non ha mandato giù e, ricordando che Cevital si è aggiudicata l’impianto attraverso un bando di gara, ha dato mandato all’avvocatura regionale di querelare l’ex premier: pratica che avrebbe già preso il via. «Sia Renzi che Rossi sono persone che, ognuno nella rispettiva direzione si erano fortemente impegnati» per Piombino, «quindi vanno considerati con rispetto», ha detto ieri il presidente del consiglio regionale Eugenio Giani nella speranza di addolcire i toni. «Non penso che siano questi i temi che possano portare alla fine della legislatura» continua. Ma le opposizioni intanto incalzano. «Altro che teatrino Renzi-Rossi, le istituzioni dovrebbero concentrarsi sul primo obiettivo a breve termine: tutelare lavoratrici e lavoratori dell’indotto ex Lucchini di Piombino», dice il consigliere regionale M5s Irene Galletti, annunciando una mozione in merito.

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