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«Faccio gli auguri al nuovo Consiglio, una banca di 26mila soci, una banca sana». Questo il messaggio che Lorenzo Bini Smaghi manda da Siena a ChiantiBanca, dopo l’assemblea dei soci di domenica scorsa durante la quale la lista di candidati per il Cda dello stesso Bini Smaghi è stata sconfitta. «Posso solo fare gli auguri di buon lavoro al nuovo consiglio per gli interessi della banca».

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Mps, «Con nuovo assetto potrà lavorare più tranquilla» L’ex presidente di ChiantiBanca era a Siena per presentare il suo libro “La tentazione di andarsene. Fuori dall’Europa c’è un futuro per l’Italia?” alla Facoltà di Economia. E nella città di Mps, inevitabile è stata la domanda sullo stato di salute della banca senese: «Con la definizione dell’intervento pubblico si capirà come è l’assetto patrimoniale e la banca potrà cominciare a lavorare in modo più tranquillo. Stiamo aspettando la conclusione dell’accordo tra Governo italiano e la commissione europea, lo avevano promesso da mesi» ha aggiunto Bini Smaghi che ha glissato su un suo possibile ruolo nella nuova banca con il Tesoro come azionista di maggioranza: «Sono a Siena per partecipare a una conferenza e vivo molto tranquillamente» ha detto.

«Sistema bancario italiano, errore generalizzare» La presenza dell’ex presidente di ChiantiBanca è stata anche l’occasione per un commento sul sistema bancario italiano: «Io penso sia un errore generalizzare – ha precisato Bini Smaghi –. Ci sono delle banche che stanno bene, delle banche che stanno male e delle banche che stanno facendo un percorso di risanamento. Bisogna guardare caso per caso. Abbiamo visto che alcune banche anche cambiando manager, come è stato il caso di Unicredit, hanno avuto la possibilità di fare aumenti di capitale. Quando ci sono progetti seri, il mercato e chi deve mettere i soldi ci crede, però la serietà va valutata sulla base dei progetto».

«Italia fuori dalla Ue? Molto difficile» E prendendo spunto proprio dal titolo del suo libro, inevitabile è stata la domanda su un possibile futuro dell’Italia fuori dall’Europa. «Penso che sia molto difficile, l’Italia è l’1% della popolazione mondiale, l’1% dell’economia. Da soli, senza una rete di protezione europea e alcuni vincoli che ci impongono di fare certe cose che altrimenti non faremmo, penso che il futuro dell’Italia sarebbe molto molto complesso e difficile. Facciamo parte dell’Europa in un’Unione europea da costruire che continuiamo a costruire da 60 anni, un progetto che si realizza piano piano. Starne fuori vuol dire non partecipare e essere in balia dei mercati, delle turbolenze finanziarie, un rischio enorme».

«Brexit, gli inglesi non si sono resi conto» Un rischio che si troveranno ad affrontare gli inglesi alle prese con la Brexit. «Stare in Europa è importante per i giovani e per gli scambi culturali. Uno dei problemi che avrà il Regno Unito è proprio questo. Uscendo dall’Europa restano tagliati fuori da una serie di fondi, di collaborazioni che sono molto più difficili da realizzare, per un giovane oggi la libertà di movimento, di poter scegliere l’università è una ricchezza fondamentale, una cosa che abbiamo costruito in tanti anni. Secondo me gli inglesi non si sono resi conto di quello a cui andavano incontro».

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