Nel febbraio del 1971 “Il cuore è uno zingaro” vinse il Festival di Sanremo e Johnny lo Zingaro, anche se ancora non aveva questo pseudonimo, compiva 11 anni. Di lì a poco, nello stesso anno, avrebbe sostenuto l’iniziazione alla vita criminale a Roma con un furto e la conseguente sparatoria con la Polizia. Oggi, a distanza di 46 anni, “Il cuore è uno zingaro” potrebbe essere la colonna sonora della sua tentata fuga dal carcere e per amore. «Questa è la mia ultima fuga». Sono state le uniche parole che Giuseppe Mastini detto Johnny lo Zingaro ha riferito ai poliziotti che ieri lo hanno catturato in un’abitazione a Taverne d’Arbia (Siena). Quella iniziata il 30 giugno dal carcere di Fossano (Cuneo) è stata la seconda evasione, la prima trent’anni fa. Allora fu forse il desiderio di libertà a spingerlo alla fuga, oggi forse il desiderio d’amore. Ad attenderlo a Forte dei Marmi (Lucca) c’era infatti il suo primo amore, anch’essa evasa dai domiciliari, Giovanna Truzzi. Insieme avevano cercato rifugio nell’abitazione della sorella di lei, Esterina. A tradirli però un materasso ordinato per dormire insieme e un pagamento effettuato con la Postepay intestata a Giovanna Truzzi. L’amore tra Johnny lo Zingaro e Giovanna Truzzi, entrambi di etnia Sinti, era iniziato in giovane età, quando entrambi erano ancora adolescenti. Neanche il carcere era riuscito a mettere dietro le sbarre il loro sentimento: i contatti tra i due sono proseguiti negli anni tra telefonate e fugaci incontri. Ma il loro sogno d’amore è svanito ieri, forse, per l’ultima volta.

Non sia solo personaggio di un romanzo criminale «Johnny lo Zingaro è per certi versi un personaggio romanzesco ma non deve passare solo come un personaggio della letteratura criminale, per scrivere quelle pagine qualcuno ne ha pagato e paga tuttora le conseguenze» ha detto questa mattina Alfredo Fabbrocini, direttore della seconda divisione del Servizio Centrale Operativo della Polizia, nel corso della conferenza stampa d’illustrazione del blitz che ha portato agli arresti oltre che di Johnny lo Zingaro, anche di Giovanna e Esterina Truzzi per favoreggiamento. Fabbrocini ha infatti iniziato la conferenza stampa ricordando le vittime e i feriti per mano di Johnny lo Zingaro.

Blitz senza sangue Le fughe sono state una costante nella vita di quest’uomo, 57 anni, 40 dei quali trascorsi in carcere a causa della lunga scia di sangue che si è lasciato alle spalle a partire dagli anni Settanta. Senza sangue si è conclusa l’operazione di ieri che ha visto oltre 50 uomini impiegati del reparto Squadra Mobile della Polizia di Cuneo, Lucca e Siena e della Polizia Penitenziaria. Johnny lo Zingaro è stato catturato nella mansarda dell’appartamento di edilizia popolare alla periferia di Siena dove si trovava, secondo gli investigatori, dai primi di luglio. “Qui si sentiva in una botte di ferro perché nessuno conosceva la sua identità e nessuno in casa lo avrebbe mai tradito” ha aggiunto Fabbrocini specificando: “non abbiamo ragione di pensare che avrebbe tentato di fuggire ancora”. La certezza della presenza di Johnny lo Zingaro in quell’appartamento, i poliziotti l’hanno avuto solo intorno alle 15 di ieri quando una telecamera nascosta l’ha ripreso sulla soglia di casa intento a parlare con un conoscente. Da qui la decisione del blitz ritardato però di mezzora a causa di una inaspettata passeggiata in giardino del latitante. Alle 19, dopo il suo rientro, è scattata l’operazione: al momento dell’irruzione degli agenti di Polizia, Johnny lo Zingaro ha solo accennato una fuga arrampicandosi sul muro che dà sul tetto ma, resosi conto di essere circondato, si è arreso senza opporre resistenza.

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