Quattro milioni di euro per 22 pozzi da fare subito, con urgenza, nelle zone più critiche della Toscana per risolvere la crisi idropotabile beneficiando di deroghe sui tempi amministrativi. E’ la richiesta al Governo contenuta nel decreto che il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha firmato oggi varando il secondo Piano straordinario per la gestione della crisi idrica e idropotabile in Toscana, che fa seguito della dichiarazione dello stato di emergenza regionale. I primi 4 milioni saranno necessari per la realizzazione di 22 pozzi (5 all’Isola d’Elba, 3 in Lunigiana e Versilia, 7 in Valdelsa, 5 a Cecina e 2 a Volterra) che saranno conclusi tra la fine di agosto e i primi di settembre.

Lavori urgenti «Sono lavori da fare subito – spiega Rossi – in tempi brevi nelle zone più in difficoltà. Dal punto di vista dell’approvvigionamento idrico a uso potabile la Toscana ha messo a punto una quantità di opere negli anni passati, 112 interventi per 32 milioni di euro, grazie alle quali possiamo dire che è in sicurezza quasi tutta la regione. Permangono però una serie di criticità, in Versilia, in Lunigiana e soprattutto all’isola d’Elba: verranno affrontate con questi interventi. Poi all’Elba in particolare, partirà entro la fine dell’anno il dissalatore per 14,5 milioni di euro di cui 2,5 milioni di risorse regionali, che risolverà in via definitiva il problema delle crisi idriche». Il decreto firmato oggi si aggiunge a quello firmato la settimana scorsa riguardo l’irriguo nella Val di Cornia con un intervento da 100mila euro per la Fossa Calda che addurrà acqua da Piombino. Il prossimo 19 luglio il presidente Rossi convocherà una nuova riunione dove verranno programmate opere di carattere più generale. Saranno chiesti al Governo altri 12 milioni per ulteriori opere fra cui la grande autostrada dell’acqua tra Garfagnana, Lunigiana e Livorno. Inoltre si pianificherà di utilizzare 4 milioni (del Fesr) per realizzare invasi privati per l’agricoltura. Al centro della riunione anche il punto sulla diga di Montedoglio, dove i cantieri partiranno adesso e consentiranno di raddoppiare la capacità di invaso di quello che è il più grande bacino dell’Italia centrale. Sul bacino del Merse che sarà realizzato in Maremma. E l’ulteriore opera che affronterà le necessità di approvvigionamento idrico a fini agricoli e in minima parte potabili, della val di Cecina con l’intervento di Pian di Goro.

Agricoltura in ginocchio «I cambiamenti climatici sono una cosa seria – prosegue Rossi – con i quali la Toscana ha già iniziato a confrontarsi e lavorare. Ci troviamo ad affrontare l’alternanza di periodi di siccità come l’attuale, che si presentano ogni 5 anni, con periodi di piogge intense che generano dissesto idrogeologico e alluvioni. La parte agricola è quella che al momento ne risente maggiormente, specialmente in Maremma, e infatti si calcolano danni per 150 milioni che abbiamo già segnalato alla Protezione civile. Vogliamo risolvere in ogni modo il problema su versante agricoltura perché non vogliamo perdere le nostre coltivazioni o rischiare di veder morire tutte le viti che sono state appena reimpiantate. La Toscana si sta attrezzando per reagire ai cambiamenti climatici e rimanere la bella regione che è». «Con la firma di questo decreto – ha aggiunto l’assessore all’ambiente della Regione Toscana Federica Fratoni – abbiamo dato una risposta in anticipo ai tempi di legge ad una crisi che si sta rivelando pesante: nella zona centro meridionale e costiera della Toscana nei confronti dell’agricoltura, e nella zona insulare e sulla costa settentrionale nei confronti della risorsa idropotabile. Questo Piano ci permetterà di arrivare alla fase più critica dell’emergenza, prevista a fine estate, più preparati a ridurre al minimo i disservizi e i disagi per i cittadini».

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