nardellaContro l’assalto del turismo di massa Firenze, come Barcellona, nel nuovo regolamento urbanistico ha detto stop a nuovi alberghi nel centro storico. E ora il sindaco Dario Nardella vuole andare oltre: «Abbiamo deciso di usare i nuovi poteri dateci dalla norma ‘salva Unesco’ emanata a novembre, per bloccare per tre anni nuove autorizzazioni a locali di somministrazione alimentari in centro, diventato un grande ‘mangificio’». Lo dice il primo cittadino di Firenze in un’intervista al Corriere Fiorentino. «Ed anche il progetto Destination Florence va in quella direzione, contro il low cost, il fast tourism, i bagarini», aggiunge Nardella invitando tutte le categorie a partecipare al tavolo messo in piedi tra Comune, Università, Fondazione Cr Firenze e Camera di Commercio, perchè «Firenze può andare contro corrente rispetto ad un Paese che è ancora ammalato di ignavia e immobilismo».

Il plauso di Confcommercio Quest’iniziativa vede il plauso di Confcommercio. «Delle circa 3.400 aziende di somministrazione del comune di Firenze iscritte ai registri camerali, la maggior parte è concentrata nel centro storico, dove bar, ristoranti e simili negli ultimi cinque anni sono addirittura triplicati», sottolinea in una nota l’associazione di categoria, «il regolamento urbanistico resta ad oggi l’unico strumento in grado di controllare questo sviluppo esagerato, per riportare il mercato e la concorrenza dentro alvei accettabili. Non solo: per salvaguardare il decoro e l’immagine della nostra città. Per questo ci piace la posizione forte assunta dalla Giunta Nardella».

Attenzione adesso ai pernottamenti Per quanto riguarda il provvedimento relativo ai nuovi alberghi, Confcommercio chiede però all’amministrazione di fare particolare attenzione: «il veto ai nuovi alberghi in centro non deve tradursi in una proliferazione esasperata di altre forme di ricettività, magari non professionali e quindi meno controllabili. Ci riferiamo per esempio al fenomeno dei B and B o degli affitti turistici, che innescano un tipo di economia spesso in ombra, con impatti occupazionali minimi a differenza degli alberghi».

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