Foto Fb Fiom Aferpi-Lucchini-Piombino

Gli accordi presi a giugno non sono stati rispettati e il ministero, dopo averlo fatto formalmente la settimana scorsa alla scadenza dei termini, ora liquida Issad Rebrab e il suo progetto per Piombino. Il commissario straordinario Piero Nardi ha infatti inviato la lettera di inadempienza nei confronti dei Aferpi, la società alla guida delle acciaierie, gettando le basi per uno scontro legale che a meno di colpi di scena si annuncia molto lungo. Un contenzioso simile al tribunale di Livorno, competente per territorio, rientrerebbe in tutti e tre i gradi di giudizio, bloccando qualsiasi riavvio dell’impianto per diversi anni. Uno scenario che operai, sindacati e lo stesso ministero vorrebbero scongiurare, spingendo così Rebrab a trovare un partner da inserire nel piano industriale.

Ora occorre attendere la risposta di quest’ultimo, ma la strada ormai è segnata e si biforca in un bivio: o verrà trovato un partner credibile per portare avanti il piano industriale oppure il ministero procederà con una richiesta di risoluzione del contratto espressa al giudice di Livorno, gettando le basi per un contenzioso legale che prevede tre gradi di giudizio. Uno scenario che sindacati e lavoratori vogliono scongiurare, dato che porterebbe a un’enorme dilatazione dei tempi.

La speranza, quindi, è quella di un passo indietro da parte di Cevital, che dal canto suo la settimana scorsa ha chiesto al ministero un’ulteriore proroga fino al 31 dicembre, sostenendo di avere due potenziali partener: si tratterebbe, secondo indiscrezioni, di un gruppo cinese e uno pakistano. Gruppi comunque poco credibili, secondo il ministero, che invece non intende concedere altro tempo all’imprenditore algerino, come dimostra la lettera di inadempienza spedita ieri, a cui Cevital potrà rispondere in due modi: affidandosi al governo nella ricerca di partener più credibili, oppure provando a giustificare tutte le mancanze in cui è inciampata negli ultimi due anni. Nel primo caso, il commissario straordinario Piero Nardi valuterà la consistenza delle proposte degli indiani di Jindal e degli inglesi di British Steel (a ora i gruppi che si sono fatti avanti con più convinzione); nel secondo caso, quello in cui Rebrab non molla la presa sulle acciaierie piombinesi, partirà la richiesta di risoluzione al tribunale di Livorno, competente della vertenza.

Intanto, sono già arrivate le prime reazioni politiche dopo la lettera di inadempienza. «Mentre il Governo liquida l’esperienza fallimentare di Rebrab per le acciaierie di Piombino, Rossi faccia i conti con quelle promesse che aveva fatto sue – affermano Tommaso Fattori e Paolo Sarti, consiglieri regionali di Sì-Toscana a Sinistra – Oltre a rinnovare la nostra preoccupazione per le sorti delle migliaia di famiglie dei lavoratori della ex Lucchini e del suo indotto, non possiamo non ricordare le responsabilità del presidente Rossi, per aver gestito nel peggiore dei modi questa drammatica vicenda fatta di promesse mancate e fumosi progetti industriali».

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