Nuove ed eccezionali testimonianze di età etrusca e età romana riportate alla luce dai recenti lavori di trasformazione del porto dell’Isola del Giglio. E’ quanto annuncia in una nota la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e  Arezzo.

Colonne, una bitta e parti di anfore «Durante le operazioni di dragaggio delle sabbie, sotto il controllo degli archeologi, nella porzione occidentale del porto è riemersa una bitta di età romana perfettamente conservata – spiga la nota -. Nella medesima area gli scavi hanno rivelato una serie di colonne granitiche, solo parzialmente rifinite. Le colonne potrebbero provenire dalla cava romana, localizzata immediatamente a monte del porto, la cui attività doveva essere governata dalla potente famiglia dei Domizi Enobarbi che possedevano la monumentale villa nell’area del Saraceno. Si aggiunge così un altro tassello alla storia romana del porto dell’Isola del Giglio. Tra i materiali romani rinvenuti negli scavi, accanto a molte parti di anfore romane, sono stati rintracciati anche frammenti ceramici più antichi, databili a partire dalla fine dell’età arcaica, che attestano la frequentazione dell’area del porto Romano già in età più antica, al tempo in cui gli Etruschi controllavano la costa tirrenica e le sue isole».

La conferenza I reperti saranno mostrati nel corso di una conferenza stampa in programma a Siena martedì 19 giugno alla presenza della Soprintendente Anna di Bene; Marco Guardabassi, provveditore interregionale per la Toscana, le Marche e l’Umbria; Sergio Ortelli, sindaco del Comune Isola del Giglio; Stefano Feri, vicepresidente Parco Nazionale Arcipelago Toscano

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