«Una legge sull’accoglienza perché aiutare chi è più debole non può diventare un reato». Ad annunciare la proposta da parte della giunta regionale prima di Natale il governatore toscano Enrico Rossi.

«Noi vogliamo in modo chiaro lanciare un messaggio che va anche nel senso della protezione di coloro che si adopereranno per assistere, per farsi carico di migliaia di persone che si troveranno da un giorno all’altro senza punto di riferimento-ha proseguito Enrico Rossi-. Lavoriamo su questo con le associazioni che già si fanno carico dell’accoglienza. Spero che si possa aprire un dialogo su questo con la Chiesa. I principi sono che per quanto ci riguarda la sanità è materia concorrente, come l’assistenza sociale e l’istruzione. Vogliamo approvare la legge prima di Natale, per dare un messaggio importante sull’inclusione. Non vogliamo buttare per la strada nessuno. E quindi vogliamo riconfermare quanto avevamo già fatto sulla sanità, per cui anche chi non ha la cittadinanza italiana, per noi, ha diritto all’assistenza e anche a un tetto, a un posto dove ricoverarsi e una minestra calda. Ci sono Comuni che chiudono l’istruzione ai figli di immigrati, noi, per quello che ci riguarda, vogliamo affermare che è un diritto istruirsi e anche formarsi per chi si trova su questo territorio».

Rossi ha anche ricordato i precedenti della regione da lui governata su leggi in tema di accoglienza. «Facemmo una legge che fu appellata dal Governo Berlusconi – ha concluso Enrico Rossi-. La Corte Costituzionale sancì che la salute è un diritto che appartiene alla persona in quanto tale come prevede la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Si nasce e si ha diritto all’istruzione, si nasce e si ha diritto a muoversi nel mondo. Sono tutte cose di cui parla la Dichiarazione del 1948. Questo ci dice molto sulla situazione presente».

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