La mareggiata, 1920
Donna con ombrellino, 1921

Moses Levy in mostra a Viareggio al Centro Matteucci per l’Arte Moderna, ormai specializzato nella pittura macchiaiola, post-macchiaiola e del primo Novecento. Ad essere presentate, in collaborazione con la Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron di Firenze, le opere dell’artista di origine tunisina che scelse proprio Viareggio come città prediletta. Curata da Susanna Ragionieri, la mostra ‘Luce Marina. Una vicenda dell’arte italiana 1915-1935’ raccoglie una quarantina delle opere dipinte dal maestro tra le due guerre (orario: martedì-venerdì 17-23, sabato e domenica 10-13 e 17-23, chiuso lunedì – info: 0584.430614 – www.centromatteucciartemoderna.it). La mostra, arricchita da testimonianze inedite di collezioni internazionali e da un cospicuo nucleo concesso dagli eredi, resterà aperta fino al 19 ottobre per poi trasferirsi dal 30 ottobre al 1 febbraio alla Villa Bardini di Firenze, sede deputata per le migliori mostre della Cassa di Risparmio di Firenze.

Anna e l'amica, 1920
Anna e l’amica, 1920

Interprete della vita vissuta Trasferitosi in Italia all’età di 10 anni, Moses Levy si forma nel clima fortemente creativo di una Versilia nella quale spiccano personalità di grande rilievo come Lorenzo Viani, Enrico Pea, Giacomo Puccini e Mario Tobino. Qui l’artista si afferma come interprete di una “poetica dell’intimismo” e della “vita vissuta” (Carlo Ludovico Ragghianti). Si intensificano poi i contatti con alcune delle personalità più ricettive dell’ambiente toscano, come Plinio Nomellini e Felice Carena, arriva la partecipazione alle rassegne della Secessione Romana del 1913-‘14 mentre a Viareggio, dove la sua presenza è sempre più assidua, si affianca a Carrà, de Chirico, Primo Conti, Depero e all’inseparabile Viani nel sostenere le prime esposizioni di ‘Arte d’Avanguardia’ organizzate in estate all’interno del Casinò. Proprio in occasione di tali manifestazioni e di altre allestite nelle sale del Kursaal, presenta le sue radiose marine, caratterizzate da quell’inconfondibile luce e atmosfera di fulgore iridescente destinata a segnarne la grande fortuna. Ed ecco, tra le opere più celebri in mostra: ‘Donna in blu’ (1917), ‘L’ombrellone bianco’ (1919), ‘Spiaggia’ (1918), ‘Madre e figlia sulla spiaggia’ (1919), ‘Anna e l’amica’ (1920), ‘Spiaggia e figure a Viareggio’ (1921), ‘Il Bagno Cirillo’ (1935), ‘Ritratto di Enrico Pea’ (1935), ‘Ritratto di Leonida Repaci’ (1935).

La mareggiata, 1920
La mareggiata, 1920

Viareggio rivive sulla tela Nessuno meglio di Levy sa esaltare la vocazione cosmopolita della cittadina e dell’élite culturale che la frequenta: una Viareggio magica e gaia di cui fa rivivere sulla tela le sfumature del mare, il bianco degli ombrelloni, gli aquiloni in volo e i costumi variopinti delle bagnanti. Come per Picasso e Matisse, la luce è la sua guida: una luce ‘mediterranea’ (tunisina?), calda e piena di riverberi che finisce col farsi stile. Ed è in questo scenario, dove tutto è armonia, bellezza e “joie de vivre”, definito da D’Annunzio «il più bello dell’universo», che la fervida fantasia di Moses Levy si alimenta: nessun altro meglio di lui riuscirà a tradurre l’immagine scintillante e ruggente di una società vacanziera e mondana che sta per scomparire per sempre.

 

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