clarich«Personalmente sono contrario, penso che non sarebbe normale». Così il presidente della Fondazione Mps Marcello Clarich ha risposto alla domanda se fosse favorevole alla diffusione della lista dei grandi debitori di Mps. «Si tratta normalmente di attività aziendali riservate e non credo che, giuridicamente, la banca possa farlo» ha aggiunto Clarich a margine di una tavola rotonda all’Università di Siena sulla lotta alla corruzione. «Sarebbe anche un segnale, sul piano aziendale, non particolarmente positivo, perché il rapporto di confidenzialità e riservatezza della clientela con la propria banca è fondamentale» ha poi specificato il presidente della Fondazione Mps.

Cosa si aspetta dai dati del bilancio 2016 di Mps?

«Staremo a vedere, non ho alcuna anticipazione, ma ovviamente l’auspicio è che prosegua il percorso di risanamento. Questo è nell’interesse della banca, del sistema bancario in generale e del paese».

Anche nell’interesse di una Fondazione allo 0,1% del capitale azionario?

«Noi ormai a questo punto come Fondazione abbiamo interesse nella banca soprattutto come attori istituzionali del territorio senese, quindi seguiamo la vicenda con grande attenzione. Non più con il cappello di un azionista che è capace di incidere, almeno allo stato attuale, ma come esponenti della comunità e del territorio senese».

Come valuta il decreto salva risparmi?

«Credo che più di così non si poteva ottenere. C’è ancora il passaggio con le istituzioni europee che sarà essenziale».

Con lo Stato primo azionista l’attuale Cda della banca deve dimettersi?

«Ovviamente, se come mi sembra di capire la percentuale delle azioni starà sul 70-80%, mi sembra del tutto ragionevole. Ma saranno per primi i consiglieri attuali a rimettere il mandato perché questa è la prassi quando c’è l’ingresso di un nuovo socio. Poi il nuovo socio deciderà se confermare in tutto o in parte l’attuale composizione del Consiglio».

Temete di non avere voce in capitolo?

«Sicuramente questi aspetti vanno visti in termini razionali e oggettivi, sarebbe presuntuoso, in questo momento, poter pensare di condizionare in modo significativo la scelta di un eventuale nuovo cda».

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