La svolta è arrivata mercoledì durante il consiglio di amministrazione. Dopo il via libera dei consiglieri espressi da Sta (il socio più pesante nel capitale del gestore del ciclo dei rifiuti della Toscana meridionale), Sei Toscana ha avviato le procedure per mettere in vendita circa la metà delle quote di Cooplat (13%) ed Ecolat (11, 7), ossia quelle non versate, invitando così i soci industriali che avevano manifestato offerta a precedere in questo senso. Soci interessati che sono proprio le stesse Cooplati, Ecolat, Sta e Revet.

La vicenda Quattro anni fa Sei Toscana ha deliberato un aumento di capitale scandito in due tranche: la prima da 12 milioni e la seconda da 18 milioni. Ecolat e Cooplat, poco più di un anno fa, hanno versato la parte di competenza: circa 3 milioni, messi sul piatto anche tramite la conversione di un credito. Il cda di Sei Toscana ha però rifiutato la compensazione, chiedendo un versamento integrale in denaro. Cooplat ed Ecolat hanno così dato vita ad un contenzioso ancora pendete al Tribunale delle imprese di Firenze proprio per vedersi riconosciuto tale diritto. Il pagamento delle quote da parte delle due società è stato nuovamente rifiutato da Sei nel cda di mercoledì, mettendo le basi per la vendita di queste quote a cui ambiscono non solo Cooplat ed Ecolat (in attesa anche del tribunale), ma anche Sta, che mira alla scalata all’interno del gestore.

Maggioranza Pubblica «La delibera del Cda rappresenta un passaggio molto importante per la società – commenta l’amministratore delegato, Marco Mairaghi – Con questo atto infatti si conclude finalmente la procedura di aumento di capitale da 12 milioni di euro avviata lo scorso anno che consente di poter procedere al richiamo della seconda tranche di aumento di capitale, da 18 milioni, prevista entro settembre prossimo. Proprio questo secondo aumento di capitale, già deliberato dagli organi, sarà l’occasione per rideterminare ruoli e rappresentanze all’interno della società. Tutti ci auspichiamo che Sei Toscana torni ad essere a maggioranza pubblica, anche se so bene che non spetta né all’amministratore delegato, né al cda, né all’Ato esprimersi sull’assetto societario». In questo senso, anche Sta (hoolding a capitale interamente privato) ha pubblicamente dichiarato la propria disponibilità, nell’ambito dell’attuale aumento di capitale sociale, a rinunciare a una parte delle proprie quote azionarie per consentire ai soci pubblici di riacquisire la maggioranza. «L’unico obiettivo della società, e del suo management – riprende Mairaghi – è quello di garantire, grazie al lavoro quotidiano di tutti i suoi dipendenti, un servizio il più possibile efficace ed efficiente, rispondente alle esigenze dei cittadini e delle imprese economiche del territorio. Su questo è necessario concentrare tutte le energie e le risorse, mettendo da parte polemiche che non fanno altro che arrecare un danno, non solo di immagine, alla società e a tutti i suoi lavoratori».

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