pj-harvey-by-maria-mochnacz-2015-4«Quando scrivo una canzone visualizzo l’intera scena. Posso vedere i colori, dire l’ora del giorno, percepire lo stato d’animo, vedere il cambio di luce, le ombre in movimento, tutto è racchiuso in quella foto. Raccogliere informazioni da fonti secondarie era troppo lontano per comprendere appieno quello che stavo cercando di scrivere. Volevo annusare l’aria, sentire la terra e incontrare la gente dei paesi di cui ero affascinata». Polly Jean Harvey descrive così la genesi di “The Hope Six Demolition Project”, l’album al centro del nuovo tour che la porta lunedì 24 ottobre all’Obihall di Firenze. Uscito lo scorso aprile, il disco trae ispirazione da una serie di viaggi di PJ Harvey in Kosovo, Afghanistan e Stati Uniti. Arriva dopo il successo di “Let England Shake” (vincitore del Mercury Prize nel 2011), ed è stato registrato alla Somerset House di Londra, in uno studio appositamente costruito per consentire al pubblico di osservare i musicisti all’opera. Sul palco, insieme a PJ Harvey, ci saranno anche due musicisti italiani che hanno partecipato alla registrazione del disco: il polistrumentista Enrico Gabrielli (Calibro 35) e Alessandro “Asso” Stefana, alla chitarra, già al fianco di Mike Patton e Vinicio Capossela.

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