Il Santa Maria della Scala«Apprendiamo dalla stampa, senza alcuna smentita, delle nuove decisioni dell’Amministrazione in tema Santa Maria della Scala. Leggiamo, nostro malgrado, uno stravolgimento completo di tutti gli indirizzi che il Consiglio Comunale e la maggioranza avevano dato, ennesima dimostrazione dell’assoluta mancanza di interesse e rispetto verso le idee e soprattutto degli atti del Consiglio Comunale». Frasi forti, toni duri. E se si considera che si sta parlando del Santa Maria della Scala, cioè di quello che dovrebbe essere l’asso nella manica per costruire un nuovo futuro di Siena, si capisce che il contrasto è acceso, strategico e profondo.

Si dirà: è ovvio che l’opposizione attacchi così, fa il suo mestiere. Piccolo particolare: l’attacco a Bruno Valentini e alla sua giunta comunale, in particolare al suo assessore alla cultura, viene dal Pd, il partito che è il perno della maggioranza consiliare.

In questo caso il nodo del contendere è la struttura di gestione del Santa Maria della Scala. Il Consiglio Comunale, alla fine di un lungo percorso, aveva optato per la Fondazione di partecipazione. Ora l’assessore alla cultura Massimo Vedovelli, ripparso all’improvviso sulla scena pubblica con un’intervista a La Nazione, fa capire che siamo vicini a rimestare nel pentolone e salta fuori un’ipotesi alternativa, quella del Consorzio. Una piroetta mica da poco. E il gruppo consiliare del Pd, con una nota inviata dal capogruppo Carolina Persi, non le manda a dire. Si legge nel comunicato:

«Le linee guida erano state elaborate con un serio percorso partecipativo aperto all’ascolto e condiviso all’unanimità dal Consiglio in tutti i passaggi e nell’esito, escluso il dispositivo finale della mozione in cui la minoranza aveva espresso sfiducia nel conferire il mandato esecutivo del progetto all’amministrazione. Oggi tutto questo viene abbandonato dall’Amministrazione, senza alcuna discussione, per far posto ad altre idee, mai valutate in sedi ufficiali e totalmente in contrasto con quelle espresse dal Consiglio. Questo metodo porterà solo al prolungamento dell’attuale gestione diretta, modalità di governo del Santa Maria che era stata considerata all’unanimità del Consiglio inadatta per la sua gestione».

La dietrologia di cui è ormai preda questa città, come un virus ben più letale di Ebola, indurrà ad analizzare la querelle con le solite coordinate: la Persi, che è da sempre vicina alle posizioni di Franco Ceccuzzi, con il gruppo consiliare che lei guida, vuole mettere ancora in difficoltà il sindaco Valentini, inviso al Ceccuzzi, anche se poi si son messi d’accordo. Come successe già con la famosa lettera al Prefetto, sempre sul Santa Maria della Scala, e sempre per esortare ad approdare alla Fondazione, che fu parto della giunta Ceccuzzi.

Ecco: bisogna smetterla. A mio parere bisogna farla finita di ragionare così. Prendiamo le cose per come si manifestano nel presente e valutiamole con la disperata volontà di restare all’oggettività. Anche per non concedere più alibi agli artefici di oggi, attribuendo residue responsabilità ai protagonisti del passato. Che ne hanno – enormi – per aver determinato il disastro. Poco o nulla, ormai, incidono, sul presente.

Se dunque depuriamo la questione del totem dietrologico, cioè il Ceccuzzi, siamo di fronte ad un gruppo consiliare che legittimamente – sottolineo, legittimamente – chiede conto alla Giunta che sostiene, del perchè l’assessore alla cultura, con poche parole, riapparendo sulla scena dopo lunghi silenzi, abbia delineato lo stravolgimento di una decisione presa. Peraltro su una cosettina da niente come il Santa Maria della Scala. Cosa accadrà ora, lo capiremo solo vivendo. Il gruppo Pd lo dice, cosa farà: «L’amministrazione, nella propria autonomia è libera di operare le proprie scelte. Il Gruppo Pd conferma e ribadisce la validità degli indirizzi già espressi dal massimo consesso cittadino ed esprime oggi il rammarico per il mancato rispetto dei tempi e il ritardo ingiustificabile dell’Amministrazione nel proporre una forma di governance autorevole e autonoma del Santa Maria della Scala. Quello che chiediamo è che ci sia presentato un progetto serio al più presto che garantisca il rilancio internazionale del S. Maria della Scala».

E la giunta comunale cosa farà? Attenzione alla tentazione della fuffa delle chiacchiere nel chiuso delle stanze di via Rosi o in Palazzo Pubblico. Qui ci vogliono risposte serie e le opzioni non sono molte:

1) Valentini e la sua giunta fanno quadrato rispetto alla linea di Vedovelli e replicano a muso duro al Pd. Tipo: «Ora basta, noi siamo il frutto delle scelte degli elettori, voi Pd senese, avete fatto solo finta di cambiare. Ma nessuno, noi per primi, ci crediamo». E Vedovelli comincia a fare l’assessore alla cultura per davvero.

2) Valentini e la sua Giunta accolgono la linea del Pd e allora Vedovelli – che ha dato la sua disponibilità anche a questo – nonostante il valore dell’uomo, viene cortesemente mandato a casa.

Ci sarebbe poi l’opzione zero: fare le cose al Santa Maria per davvero, secondo progetti percepibili, comprensibili e chiari; far capire se i soldi della Regione ci sono; e comunque chiarire chi mette i soldi, sia nella dimensione della Fondazione che in quella del Consorzio; far capire se, quando e come ripartirà il Santa Maria della Scala nella sua dinamica di volano di una nuova economia cittadina, non solo come museo aperto gratis per un mese.

Ma torniamo alle opzioni 1 e 2, al di fuori di queste due trame antitetiche – la prima è roba da Fantacalcio… –  ci sono solo i rabberciamenti della politica, la percezione di qualche sgomitamento per rimpastini di piccolo cabotaggio e scambi di assessorato tipo figurine Panini – celo, manca… – . Insomma, l’ennesimo capitolo di una telenovela a cui la città è sempre meno interessata.

Ps: poi c’è l’opzione “furba”. La Giunta comunale potrebbe dire che La Nazione ha mal riportato il Vedovelli-pensiero. Consigliamo di non addentrarsi in questa selva oscura. Perchè nella fattispecie la giornalista che ha operato ha molta più credibilità delle baruffe della politica.

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