Ma li dobbiamo prendere sul serio o no? In vista dell’imminente manifestazione animalista le mie fantasticherie dicono che mi piacerebbe moltissimo mettere un altoparlante al Tiro a segno che sparasse a tutto volume “Quarantaquattro gatti, in fila per sei, col resto di due/ marciavano compatti, in fila per sei col resto di due”.

Normalmente, lo spazio che gli è stato assegnato, con la bella stagione è un posto abbastanza piacevole dove stare con i cani. Con la bella stagione, appunto. Sorrido al pensiero che si ritrovino, miseri, tapini e soli, bellamente ignorati e – mi raccomando! – abbandonati dai senesi, nel fango dovuto alle acquate di stanotte e in qualche deiezione canina. Mi rivolgo a Giove Pluvio: “repetita iuvant”.

Dovrebbero essere ignorati dai senesi e – ma sarebbe chiedere troppo – snobbati dalla stampa cittadina, in mezzo a un cordone di poliziotti annoiati e anche un pochino stizziti dal dover passare la domenica a stare in servizio per gente così ridicola. Forze dell’ordine guidate da qualcuno che forse, a sentirsi dare del “corleonese” dagli animalisti per avere spostato la manifestazione, un pochino forse in cuor suo si dovrebbe risentire.

Ai manifestanti – che arrivano a minacciare di usare le “mani” in modi poco “festanti” – la questura ha vietato i fumogeni. E io immagino di fare a loro i fumogeni, allegramente, con tanto fumo e tanto arrosto: il camioncino con la porchetta (a vista!), la trippa, le braciate. Si farebbero tentare da un salcicciolo o da un pezzo di costoleccio? Manifesterebbero anche contro il fumo, contro gli odori sgraditi? A quel punto ci vorrebbe una vecchina che gli berciasse: “Il fumo va dai belli, ma i brutti l’acceca!!!”

In questi giorni li ho guardati, come un entomologo guarda degli strani insetti. Uno dei capobanda è un certo Vassallo: già il cognome è tutto un programma. Si tratta di un personaggio estremamente attrattivo per il fumo di cui sopra, stalker. Inavvicinabile. Uno di quelli che giustificano il senso del verbo “sbertucciare”.

Pare che uno degli eroi che qualche settimana fa hanno messo nottetempo uno striscione all’ingresso della Siena-Firenze sia un certo Torlai. Sembra il passato remoto del verbo Torlare: io torlai, tu torlasti, egli torlò. Il significato del verbo? Un astio viscerale verso la specie umana. Soprattutto verso se stessi. Poveretti.

Con o senza i megafoni, loro hanno detto che berceranno forte, faranno – è il caso di dirlo – cagnara, disturbando l’eterno riposo degli abitanti della collina di fronte. Che risponderanno, comunque, opponendo un ostinato mutismo. Va detto che animalisti che a vederli fanno venire il sospetto di ospitare parassiti e gattare isteriche, iscritte un po’ a tutte le sigle, LIPU compresa, con i toponimi hanno una sfortuna come i cani in chiesa: da sempre si vorrebbero immolare in Piazza del Campo, forse attratti dall’idea del campo; nel 2015 gli è stata fatta scoprire l’Acqua Calda, sforzo dal quale hanno avuto difficoltà a riprendersi. Poi gli è stato concesso – in maniera in verità discutibile, che ha sollevato una salva di rimostranze da parte del popolo senese, che stavolta si è fatto rispettare e ha sorpassato la mollezza di alcune reazioni – un luogo che in questi giorni è stato indicato sempre come Piazza Amendola. Chissà se chiamarlo Piazza d’Armi pareva brutto, o se sembrava una provocazione, o se si pensava che potesse creare strane suggestioni.

Infine, gli eroi venuti da Vega hanno messo a segno il colpo di una manifestazione statica e stitica, senza amplificazioni che possono solo mettere in luce la loro pervicace ignoranza, il loro astio patologico e cieco, l’odio come ragione di vita mascherato da compassione.

il presidio al Tiro a Segno, che li vede bersaglio del sarcasmo senese. Loro lanceranno lacrimogeni, nel senso che fanno piangere dalle risate o dalla pietà, a seconda della personalità e dell’umore di chi li guarda. Noi gli tireremo, metaforicamente, delle granate – in vernacolo senese, “scope” – per fargli capire quanto sono “spazzatura” sociale.

Il rischio serio? Quello dei cani sciolti, dei violenti. Quello di gente che cerca lo scontro sempre, a prescindere dal motivo. Di tutto questo se ne prenderanno la responsabilità le forze dell’ordine.

Gli animalisti puntano alla “conquista” della Piazza e Siena un centro storico fragile per la propria ricchezza artistica e soprattutto simbolica. Ricordiamoci che per rispettare il sacrosanto diritto delle persone a manifestare dissenso non si può ledere l’altrettanto sacrosanto diritto delle persone a non essere insultate nei propri affetti più cari, quelli legati alla Contrada. Che non a caso è considerata “casa”.

Chi governa le Contrade e la Città ha il dovere di far pesare questi concetti, con le dovute buone maniere ma anche senza la timidezza che ha portato alla vivace reazione del popolo e che ha avuto il merito di allontanare, anche se non di molto, la manifestazione dalle mura.

Gli animalisti, comunque, ci ispirano gli stornelli stornelli vivaci della nostra tradizione: “Va’ via, imbecille, papavero sei te! Quando cammini ciondoli, quando cammini ciondoli… mi sembri un canapè!” Sono anarchici, animalisti, antipatici, anormali, alcuni anoressici: una festa di richiami a orifizi dove questi signori dovrebbero andare. Anzi: tornare.

 

 

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