Riceviamo da Luciano Peccianti alcune personali considerazioni sulla situazione politica senese che, nella migliore delle visioni, appare in fase di stallo. Tutti (o quasi) schierati e nessuno disposto a fare il primo passo, attendendo quello del vicino. Aspettando tutti quello del Pd. A leggere la situazione viene in mente la definizione della teoria dei giochi che “analizza le decisioni individuali di un soggetto in situazioni di conflitto o interazione strategica con altri soggetti rivali (due o più) finalizzate al massimo guadagno di ciascun soggetto, tali per cui le decisioni di uno possono influire sui risultati conseguibili dall’altro/i e viceversa”. Non è forse quel che sta succedendo nella politica senese? Intanto il primo a muoversi è il sindaco Bruno Valentini che sabato scorso alla festa dell’Unità si è detto disposto a misurarsi con le primarie ma ha anche detto che “le liste civiche sono solo sirene incantatrici e che alla fine saranno i partiti i veri vincitori delle prossime amministrative”. Una visione in totale controtendenza la sua. Solo le urne diranno se sarà stato buon presago o ardito bluffatore (M.T.).

di Luciano Peccianti

Mancano diversi mesi alle elezioni comunali, ma, specie dopo il divorzio dentro Unione Popolare Senese, che era nata sull’onda del cambiamento, si legge e si sente dire che non si può fare nulla e che nulla cambierà. Probabile. Eppure, si dice anche, troppe variabili sono in corso, “le palle” non sono ferme e non si possono fare pronostici. Meno che mai previsioni.

Ma si possono fare valutazioni politiche sul presupposto, affatto scontato, che le cose procedano come i vari attori in campo le hanno finora impostate. Al momento, dunque, vedrei alcuni punti fermi:
– Sinistra per Siena e Movimento 5Stelle andrebbero orgogliosamente per conto proprio;
– il Pd farà il congresso, sceglierà un candidato e metterà su qualche lista (falsamente) civica di supporto; alla fine potrebbe avere convenienza a riconoscere che Bruno Valentini è diventato un fedele interprete del renzismo;
– il Listone che sembra indicare Luigi De Mossi è già una federazione di sigle e non ha interesse a unificarsi con partiti di centrodestra che lo qualificherebbero troppo e che farebbero sfigurare il “riformismo” di Mauro Marzucchi e l’alone di civismo “vero” che vuole cucirsi addosso.
– il centrodestra, unito o non, sarà costretto a presentarsi come tale;
Pierluigi Piccini sembra poli-orientato e omni-disponibile: qualsiasi cosa faccia potrebbe essere poco influente (personalmente lo vedrei a supporto del Listone, ma non è detto);
Mancuso, Bertoncini, Margheriti, Pallecchi ecc. stanno aggregando la sinistra (ma Campanini per ora non ne vuol sapere) e guardano al civismo “democratico e progressista”: così facendo resteranno ai margini, ma, in compenso, romperanno fragorosamente Siena Attiva, una parte della quale (i consiglieri che hanno voti personali per esempio) sarà rigettata nelle disponibilità dirette del Pd;
– avremo un aumento dell’astensionismo? Lo vedrei probabile.

Allora, quali scenari? Unica cosa certa: il ballottaggio sarà tra Pd (Valentini o altro poco cambia) e Listone (De Mossi?).

Da maggio propongo un metodo di partecipazione delle persone sui programmi e con meccanismi rigorosi di controllo per arrivare ad un civismo integrale autentico, non servile e, dunque, vincente. UPS ha messo timidi cenni sul Manifesto, peraltro apprezzabile e aperto ai contributi programmatici. Siena Attiva, con mille ostacoli interni, ne ha fatto la sua (molto provvisoria) bandiera. Certo i controlli servono ai cittadini e alla democrazia e sono naturalmente invisi a (tutti) i candidati, reali e potenziali, ciascuno impaziente di fare come gli  pare e piace.

E le cose, senza un risveglio improvviso e oggi inimmaginabile di energie nuove, saranno destinate a protrarsi, impavide, nel tempo.

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