Si intende per urbanistica la “programmazione e il coordinamento strutturale e funzionale di zone di insediamento demografico nelle città, allo scopo di realizzare le condizioni più favorevoli alla vita e alle attività produttive”. Non solo dunque una questione da tecnici ma politica nel senso più ampio del termine, di elaborazione e condivisione pubblica di come ci troveremo a vivere nella nostra città, a lavorare, a studiare, e in quali luoghi. Nei giorni scorsi a Siena si è aperto un dibattito a partire dall’incontro promosso dall’Amministrazione comunale in merito alla revisione del  Piano Strutturale e redazione del nuovo Piano Operativo. In quella occasione il primo cittadino ha espresso il suo parere che qui è richiamato. Accogliamo l’intervento di Agostino Milani, ingegnere civile, consigliere comunale dal 2001 al 2011, che propone un altro scenario. La Città è da ripensare e occorre utilizzare gli strumenti urbanistici per costruire la città del 2037. Che comunque non potrà essere la stessa di oggi. (M.T.) 

di Agostino Milani

Una idea di Città è  del tutto assente nelle politiche del sindaco Valentini e dell’attuale Amministrazione comunale che immagina, a suo dire, “La Siena del futuro molto simile alla Siena di oggi”. E’ quanto emerge dalle indicazioni del sindaco ai tecnici incaricati della revisione del Piano Strutturale e della redazione del nuovo Piano Operativo.

D’altronde è evidente come l’interesse per dotare la Città di nuovi strumenti urbanistici non faccia parte delle priorità di un Sindaco che prima ha lasciato scadere quelli esistenti e poi, ad un anno dalla fine del proprio mandato, affida l’incarico per la redazione dei nuovi strumenti ben sapendo che non esistono tempi tecnici per arrivare neppure all’adozione.

Occorre dotarsi, invece, di una idea di Città che sappia prima immaginare e poi indicare il percorso di uno sviluppo possibile per i prossimi 20 anni, recuperando quello che era lo spirito dei vecchi piani regolatori che si davano la prospettiva dei tempi lunghi. Oggi i Piani Operativi hanno una durata quinquennale, ma i Piani strutturali hanno una durata sufficiente per ipotizzare e progettare lo sviluppo nel lungo periodo.

Per delineare una linea strategica è evidente la necessità di partire dalla realtà odierna, ovvero quella di una città “piazzadelcampocentrica”, ovvero una città concepita come tutto ciò che sta intorno alla Piazza del Campo e dove già a qualche centinaio di metri i luoghi, dal punto di vista della fruibilità, assumono un valore semiperiferico.

Eppure la Città è piena di luoghi significativi, nati come spazi di vita e socializzazione, quali le piazze, la Fortezza e quelle valli verdi che si incuneano all’interno del territorio urbano e ne costituiscono elemento caratterizzante e cerniera di collegamento tra un territorio e l’altro.

E’ necessario, quindi, ripartire dalla consapevolezza di questa realtà dandosi come direzione strategica quella di riportare alla loro funzione piazze e valli del territorio, riconferendo ad esse qualità e funzioni per le quali sono nate e vocate. Ovvero di luoghi dove lavoro e tempo libero si incontrano naturalmente, allontanando una volta per sempre la concezione di una città vissuta per parti e per fasce orarie, con quartieri dormitorio e zone commerciali dove in certe ore ci si sente a disagio a camminare da soli.

Certamente nei prossimi anni si dovrà procedere al recupero dei grandi contenitori vuoti e delle aree abbandonate, anche se il tutto è subordinato alla visione politica del cosa farne. Il degrado economico della città ha determinato anche il degrado urbano della stessa e i luoghi che un tempo vivevano intorno a realtà economiche, imprenditoriali e culturali che davano loro significato, oggi tale significato hanno smarrito.

Occorre, dunque, che la città individui i suoi asset di sviluppo e intorno ad essi incardini il proprio futuro, nonché i conseguenti sviluppi e modifiche del territorio urbano.

Occorre anche che la Città recuperi le antiche vocazioni di capitale di un territorio policentrico, di città dell’Europa e della strada, che vive e si arricchisce competendo con il mondo con i suoi prodotti di eccellenza culturale (intesa in senso lato che spazia dall’università, all’arte, alla ricerca scientifica, all’enogastronomia).

Una volta determinati ruolo e contenuti, sarà più facile anche determinare la forma urbana per un territorio e una comunità oggi traditi e disorientati.

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