Foto di Tommaso Salomoni
Foto di Tommaso Salomoni
Foto di Tommaso Salomoni

C’è una linea sottile, che poi così impercettibile non è, tra posto di lavoro e posto dove si lavora. Il primo interessa ai dipendenti di Siena Biotech dopo la lettera di licenziamento, il secondo invece alla Fondazione Mps che ha messo in liquidazione la società. I 50 lavoratori del centro ricerche temono di perdere il proprio stipendio e il proprio futuro, l’ente di Palazzo Sansedoni il profitto legato al centro ricerche affittandolo ad altre società farmaceutiche. Tutto questo senza considerare che proprio quel centro ricerche è stato costruito dalla società immobiliare Sansedoni, altra controllata dalla Fondazione Mps, e rivenduto a Siena Biotech con un mutuo contratto con banca Mps. Quel mutuo ha gravato dal 2008 nella società di ricerca andando a minarne il bilancio fino alla messa in liquidazione. Sansedoni, intanto, con ripetuti bilanci in rosso e un presidente investito dall’azione di responsabilità da parte della stessa Fondazione Mps, continua a rimanere intoccabile. Il mattone paga più della ricerca? Non è dato saperlo.

Bocche cucite Quello che più sconcerta è però il silenzio assordante di quelle istituzioni e di quei partiti politici che, negli anni passati, anche sull’eccellenza del centro ricerche di Siena Biotech, hanno costruito campagne elettorali. Un silenzio talmente assordante che, ironia della sorte, ha stupito perfino il presidente della Fondazione Mps Marcello Clarich che, in un’intervista al Il Corriere di Siena, a precisa domanda sulle polemiche scatenate dalla decisione su Siena Biotech, risponde: «Sinceramente molte meno di quelle che mi sarei aspettato». Oggi, la reazione dei lavoratori c’è stata anche con una lettera a Comune di Siena, Regione Toscana e alla Fondazione Mps. Il sindaco Bruno Valentini ha risposto alla sollecitazione con una “leggera tirata d’orecchi” all’ente di Palazzo Sansedoni in merito se non altro ai criteri di comunicazione della scelta fatta il 22 dicembre. Dalla Regione ancora silenzio. E bocche cucite anche in quelle parti politiche che, a destra e a manca, sono soliti affogare in fiumi di parole.

Irruzione in Consiglio comunale Una delegazione di lavoratori di Siena Biotech, la società strumentale della Fondazione Mps messa in liquidazione nelle scorse settimane, ha fatto irruzione questa mattina in Consiglio comunale a Siena interrompendo la seduta. I lavoratori, una decina dei 50 per i quali è stato annunciato il licenziamento collettivo, sono stati ricevuti poi dai capigruppo e dal sindaco. Soltanto dopo sono potuti riprendere regolarmente i lavori del Consiglio comunale.

Foto di Tommaso Salomoni
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Camici appesi I dipendenti di Siena Biotech hanno poi appeso i propri camici alle finestre delcentro ricerche in segno di protesta ed hanno affisso due striscioni con scritto “tutti licenziati, vergogna” e “50 famiglie senza futuro”. I lavoratori hanno inoltre chiesto un incontro con Nicola Lattanzi, il liquidatore fallimentare nominato dal socio unico Fondazione Mps, senza per adesso aver ricevuto risposta.

Lettera alle istituzioni «Dalla messa in liquidazione della Siena Biotech, lo scorso 22 dicembre, ad oggi, le reazioni di noi lavoratori sono state contenute non perchè rassegnati o in accordo con le scelte maturate dalla Fondazione Monte dei Paschi, piuttosto perchè impegnati a portare avanti le attività in corso, anche nel rispetto delle altre aziende presenti nell’edificio, in completa autogestione per mancanza di chiare e tempestive direttive. Ci siamo fidati delle rassicurazioni della Fondazione e delle Istituzioni, ricevute esclusivamente a mezzo stampa. Purtroppo lo scorso 6 febbraio, con l’apertura della procedura di licenziamento collettivo, le nostre aspettative sono state disattese nuovamente. Come dichiarato dal Presidente della Fondazione MPS Clarich, Siena Biotech rappresenta un progetto ormai insostenibile per motivazioni di ordine economico e giuridico. Ci domandiamo dunque per quale ragione, dall’inizio della crisi, nel 2012, soltanto i lavoratori della Siena Biotech siano stati oggetto di tagli attraverso misure quali riduzioni di orario di lavoro, cassa integrazione e licenziamenti, mentre nulla è stato fatto per il costo legato alla proprietà dell’edificio, la spesa più ingente. È altresì difficile credere che il piano industriale presentato dalla Siena Biotech, attentamente valutato e quindi approvato nell’aprile 2014, sia ritenuto ora giuridicamente incompatibile con i fini istituzionali della Fondazione. Il piano prevedeva il raggiungimento della completa autonomia della società entro l’aprile 2016 con una significativa e progressiva riduzione dell’impegno finanziario da parte della FMPS. Noi lavoratori avevamo accettato la sfida, utilizzando tutta la nostra competenza e reputazione scientifica, stringendo accordi di collaborazione nazionali e internazionali ora vanificati dalla messa in liquidazione. È possibile che a Palazzo Sansedoni si siano accorti di questo “vizio” giuridico soltanto oggi? Queste motivazioni non ci convincono. Invitiamo quindi la Fondazione MPS e le Istituzioni ad anteporre noi, lavoratrici e lavoratori, al mero interesse per l’edificio fino ad oggi dimostrato. Chiediamo che l’attenzione sia rivolta alle nostre professionalità con proposte concrete, trasparenti e condivise. Noi e le nostre famiglie non vogliamo essere nuovamente vittime della solita strumentalizzazione da campagna elettorale. Non siamo così numerosi da spostare gli equilibri elettorali, ma riteniamo che la realizzazione in Toscana della “Pharma Valley”, punto essenziale del programma elettorale dell’attuale Governatore, non possa partire dalla chiusura di uno dei pochi centri di ricerca sulle malattie rare presenti nel territorio italiano. Quindi chiediamo a voi tutti una seria assunzione di responsabilità volta a costruire e non distruggere quanto fatto sino ad oggi».

Il sindaco: «Da Fondazione Mps pessima comunicazione» «Su questa vicenda c’è stata una comunicazione pessima da parte della Fondazione Mps, non si possono mandare a casa delle persone nel giro di una riunione». A sottolinearlo è il sindaco di Siena Bruno Valentini in riferimento alla messa in liquidazione di Siena Biotech.. Valentini ha poi aggiunto che «la Regione Toscana deve stringere  i tempi sui 3 milioni di euro che ha garantito e che dovrebbero diventare uno stanziamento stabile» e il finanziamento «potrebbe consentire a Toscana Life Sciences di affittare l’immobile di Siena Biotech e lavorare per attrarre altre aziende utili ad assorbire questa manodopera specializzata». «Sarebbe corretto, e noi ci muoveremo in tal senso, reimpiegare queste persone in un lavoro adatto alla loro professionalità e anche alle ambizioni di un territorio che vuole fare ricerca» ha poi aggiunto il primo cittadino di Siena. Valentini ha poi riferito di aver parlato con il liquidatore fallimentare Nicola Lattanzi che gli avrebbe illustrato il quadro di «una situazione molto complicata» e che «il reddito per questi lavoratori è garantito ancora per altri cinque mesi». «In questo lasso di tempo dobbiamo tutti darci da fare per trovare una soluzione per questi ricercatori» ha evidenziato il sindaco di Siena.

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