Come speravamo, l’intervento di Simonetta Losi sulle elezioni del nuovo rettore a Siena, ha finalmente aperto il dibattito su quale dovrà essere il ruolo dell’Ateneo e i suoi rapporti con la città. E anche di quale l’apporto di Siena e delle sue istituzioni con il mondo universitario, portatore per definizione di valori di innovazione, conoscenza e ricerca. Un dialogo che in questi ultimi anni è sembrato interrompersi a causa dei problemi che ogni singola istituzione ha dovuto risolvere dentro casa propria, ma che nessuno può permettersi di evitare ancora a lungo. Dopo l’intervento del professor Petraglia, ospitiamo oggi il candidato a Rettore, professor Alessandro Rossi, ordinario di scienze mediche, chirurgiche e neuroscienze. Qui  le sue idee sulla Università e il suo programma. Stasera, intanto, alle 15.30, i tre candidati , Petraglia, Rossi e Frati, si confronteranno in aula magna del Rettorato, convocati dalla rappresentanza sindacale dei lavoratori dell’Ateneo senese.

Rossi
Alessandro Rossi

«Il prof. Felice Petraglia scrive che “la città e le sue istituzioni devono sostenere e supportare l’Università, fornendo risposte su temi di loro competenza sulla logistica, sui servizi, sui trasporti che sono esigenze molto care agli studenti”. Il prof. Petraglia forse non considera che la città sta cambiando anche per la sua “forzata” trasformazione economica, così come è avvenuto negli ultimi decenni in tutti i Paesi occidentali. I processi di delocalizzazione industriale verso paesi a più basso costo del lavoro hanno comportato la nascita di quella che oggi viene denominata economia della conoscenza e della cultura. Uno studio commissionato dalla Ue ha dimostrato che l’impatto socio-economico di questo settore contribuiva, già nel 2003, per circa il 3% al Pil (il doppio del settore manifatturiero alimentare). Questo fenomeno che riguarda particolarmente le città universitarie, si è tradotto nella crescita di lavori strettamente legati alle nuove tecnologie, alla cultura e alla conoscenza. Il concetto di “economia culturale”  include tutti i settori produttivi che si occupano di creare, produrre beni e servizi ad alto contenuto tecnologico ma anche ad alto significato simbolico (stampa, editoria e multimedia, produzione musicale e cinematografica, produzione e organizzazione di eventi culturali, organizzazione e conservazione di informazione e conoscenza nei musei, nelle biblioteche, nei centri di documentazione, nelle attività creative e artistiche, nella produzione di beni immateriali, ecc.).

L’Università rappresenta il fattore chiave per integrazione tra città e cultura, tra città e innovazione, potendo promuovere e alimentare la cultura, la ricerca e la conoscenza quale fattore di sviluppo e di trasformazione del territorio. La nostra città, che ha subito un impoverimento analogo a quello delle città nelle quali sono avvenuti processi di delocalizzazione industriale, ospita una struttura accademica ed ha quindi a disposizione un elevato numero di esperti in differenti discipline, oltre alla presenza consistente di risorse umane giovani e qualificate. L’Università, insieme alle altre Istituzioni cittadine, può alimentare l’economia della conoscenza e della cultura per un nuovo rinascimento di questa città, così come auspicato nell’articolo di Simonetta Losi. Il paradigma citato dal prof. Petraglia dovrebbe essere, quindi, rovesciato: l’Università deve recuperare appieno il suo ruolo sociale e non può limitarsi a chiedere alla città il semplice “supporto logistico di sua competenza”. L’università è la città sono due poli dello stesso magnete. Alessandro Rossi».

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