FIRENZE – Tra le migliori annate degli ultimi dieci anni. Ma produzioni dimezzate rispetto a venti anni fa. Il momento della smielatura, il procedimento di estrazione del miele dai favi delle arnie, libera i profumi ed i sapori di un annata finalmente positiva per il miele toscano.
Le prime impressioni di questa stagione lasciano trasparire ottimismo con un incremento importante di tutte le principali varietà mono-florali “raccolte” dagli 8 mila pastori delle api attivi in Toscana tra professionisti ed hobbisti. A fornire una prima stima è Coldiretti Toscana secondo cui la produzione sarà superiore alle 2,2 mila tonnellate registrate nel 2024 (fonte Osservatorio del Miele).
“Quella che si sta avviando alla conclusione è stata un’annata apistica in controtendenza rispetto alle ultime sia dal punto di vista della produzione un po’ per tutte le tipologie di miele, sia per la qualità, elemento questo determinato dalla ricchezza delle fioriture e dalla straordinaria biodiversità delle nostre campagne. – analizza Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana – La crescita dell’apicoltura nella nostra regione va di pari passo con una vera e propria impennata della sensibilità e della consapevolezza da parte dei cittadini e delle nuove generazioni dell’importanza di questi insetti da cui dipende l’impollinazione di due colture alimentari su tre. La salvaguardia del loro miracoloso mondo è un bisogno universale che accomuna gli agricoltori, per cui l’apicoltura è una fonte di reddito importante e primaria, e gli amatori, giovani e pensionati, consapevoli del ruolo di questi straordinari insetti per la tutela del nostro ecosistema e della biodiversità”.
Le altalene climatiche, che nelle ultime annate non avevano certo aiutato gli apicoltori, sono state meno marcate consentendo alle api di volare senza troppe difficoltà per tutto il periodo primaverile tra le diverse fioriture per raccogliere il nettare ed il polline. Le note positive arrivano un po’ da tutte le principali varietà, dal millefiori al castagno con una media ad alveare di 12 kg ma soprattutto dall’acacia che negli scorsi anni era quasi del tutto mancata con una produzione media ad alveare di 11 kg. Bene anche le varietà minori come la sulla con 20 kg di media per alveare, l’erica ed il tiglio mentre per l’edera, le cui fioriture autunnali sono prossime, ci sono prospettive incoraggianti.
Clima e vespe straniere. A mettere in pericolo la sopravvivenza di questo insetto così speciale ci sono diversi fattori che incidono sulla produzione e quindi sulla sostenibilità economica delle aziende apistiche: clima, eventi estremi, inquinamento e l’arrivo della vespa Velutina, il temibile insetto killer che arriva dall’Asia che si sta diffondendo anche in altre aree della regione. “Il loro mondo, che è il nostro, è minacciato dai cambiamenti climatici e dagli eventi estremi che rendono i raccolti di miele instabili, dall’inquinamento prodotto dalle attività umane che favorisce la moria delle famiglie, da malattie ed insetti come la varroa e la velutina e dal miele straniero di bassa qualità che arriva in Italia a prezzi stracciati minando la sostenibilità economica degli agricoltori. E’ un equilibrio fragilissimo che dobbiamo tutelare tutti insieme partendo dal sostenere i prodotti dei nostri apicoltori la cui presenza è vitale soprattutto nelle aree più marginali dove questa attività è più diffusa”.
Concorrenza sleale. Nonostante la costante crescita del numero di apicoltori, la produzione complessiva è sufficiente per coprire il 50% del fabbisogno nazionale. Insomma, non basta! A far crollare la produzione nazionale è anche l’andamento climatico che distrugge le fioriture spalcando le porte alle importazioni di mieli di scarsa qualità e dubbia provenienza, spesso adulterati e tagliati con altri dolcificanti, dove le attenzioni per la salute e le regole di produzione sono meno stringenti. Per evitare di consumare miele di bassa qualità – consiglia Coldiretti Toscana – è fondamentale prestare attenzione all’origine riportata sull’etichetta o, se possibile, rivolgersi direttamente ai produttori locali, come nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica.
Un ulteriore aiuto arriva dalla recente Direttiva Breakfast dell’Unione Europea, che ha introdotto l’obbligo di un’etichetta chiara e ben visibile che indichi il Paese di origine, nonché avviato un processo per la creazione di un sistema di tracciabilità del prodotto. La dicitura “Italia” deve obbligatoriamente apparire sulle confezioni di miele prodotto esclusivamente in Italia (ad esempio, “Miele Italiano”), mentre se il miele proviene da diversi Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta dovrà riportare la frase “miscela di mieli originari della Ue”, specificando i Paesi di origine (per esempio, Italia e Ungheria). Se invece il miele proviene da Paesi extra Ue, l’etichetta dovrà recare la dicitura “miscela di mieli non originari della Ue”, con i nomi dei Paesi indicati; nel caso di una miscela che comprende sia mieli provenienti dalla Ue che da Paesi non Ue, dovrà essere scritto “miscela di mieli originari e non originari della Ue”, sempre con l’indicazione dei Paesi di origine.