penna-e-calamaioLa letteratura è conoscenza, viaggio, emozioni, scoperta di se stessi, degli altri e del mondo. Ne troveremo conferme anche in questa rubrica che, settimanalmente, proporrà frammenti d’autore. Un piccolo “manuale d’uso” per i nostri giorni comuni e, soprattutto, per i sentimenti che dentro quei giorni abitano.

Difficile non commuoversi alla scena finale de “L’attimo fuggente” quando il professore John Keating (Robin Williams) è salutato dai ragazzi che, in piedi sui banchi, pronunciano i versi di Walt Whitman scritti dopo l’assassinio di Abraham Lincoln: “O capitano! Mio capitano!”. Non a caso il professore Keating, insegnante brillante e anticonformista, aveva scelto per l’educazione sentimentale dei suoi ragazzi Walt Whitman, che credeva nella modernità, nel progresso, nella poesia; riconosciuto padre fondatore della poesia americana.

Ohimè! O vita! Per queste domande sempre ricorrenti,

per la folla infinita di infedeli, per le città piene di schiocchi,
per il mio continuo rimproverarmi, (poiché chi è più

sciocco di me e più infedele?)
Per gli occhi invano assetati di luce, per gli oggetti perfidi,

per la lotta sempre rinnovata,
per gli scarsi risultati di tutti, per le sordide folle che vedo
attorno a me avanzare con fatica,
per gli anni inutili e vuoti di coloro che rimangono, con il
resto di me avvinghiato,
la domanda, Ohimè! Così triste, così ricorrente – cosa c’è
di buono in tutto questo? Ohimè! O vita!

[Risposta] Che tu sei qui – che la vita esiste, e l’identità,

che il potente spettacolo continua, e tu puoi contribuire

con un verso.
[Walt Whitman, “Ohimè! O vita!” da Lungo la strada]

 

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