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FIRENZE – A due anni dall’alluvione che il 2 e 3 novembre 2023 ha colpito la Toscana, in particolare la piana tra Firenze, Prato e Pistoia, i comitati hanno ripreso le proteste sotto la prefettura di Firenze.

Al centro delle polemiche c’è l’ordinanza del 29 agosto scorso sui ristori, firmata dal capo dipartimento della Protezione civile, Fabio Ciciliano, e pubblicata in Gazzetta ufficiale l’8 settembre. I comitati denunciano che i tempi concessi per le richieste, solo 60 giorni, sono troppo brevi vista la complessità delle procedure.

Nel comune di Campi Bisenzio, il più gravemente colpito, solo 6 domande di ristoro sono state presentate su 4.400 famiglie coinvolte, come riportato dal sindaco Andrea Tagliaferri. La scadenza è fissata per venerdì 7 novembre, ma la richiesta unanime è una proroga di almeno 90 giorni.

“Ci sono da fare perizie tecniche e computi metrici, è impossibile riuscirci in soli 60 giorni,” sottolinea il sindaco, definendo questa decisione “contro ogni buon senso”. “Due anni per arrivare a un’ordinanza e soli 60 giorni per i cittadini per presentare la documentazione è inaccettabile.”

Una delegazione dei comitati è stata ricevuta dal viceprefetto Eugenio Di Agosta, a cui hanno consegnato un documento con le richieste e spiegato le difficoltà riscontrate. Sebastiano Campani, del comitato Il Racchio di Campi Bisenzio, ha espresso il sospetto che il governo abbia emanato l’ordinanza consapevole della sua inapplicabilità, offrendo ristori di fatto irraggiungibili. “Eravamo convinti che sarebbe arrivata la proroga, questo è l’ultimo tentativo,” ha aggiunto.

Annalisa Iannucci, del comitato Arcadinoè di Campi Bisenzio, ha evidenziato che l’alternativa potrebbe essere l’azione civile per il risarcimento del danno. “Dagli accessi agli atti che abbiamo effettuato, emerge una responsabilità nella mancata adozione di tutte le misure di sicurezza necessarie a evitare l’alluvione in un comune considerato a rischio,” ha spiegato. “Vorremmo che venissero approntate tutte le misure necessarie per i ristori e la messa in sicurezza del territorio, che, anche se non definitiva al 100%, garantisca maggiore tranquillità.”