incendio-fabbrica-pratoArchitetti, commercialisti, consulenti del lavoro, geometri e periti industriali insieme per favorire l’emersione e la regolarizzazione delle aziende che producono abbigliamento a prezzi stracciati grazie al lavoro nero, all’evasione fiscale e al mancato rispetto delle norme di sicurezza.

Più agevolazioni per le aziende che aderiscono al “patto per il lavoro sicuro” Gli ordini professionali hanno firmato questa mattina a Prato un protocollo in Palazzo comunale. In questo modo saranno titolati a patrocinare le aziende che decideranno di aderire al patto regionale “per il lavoro sicuro” che, secondo il presidente della Regione Enrico Rossi «potrebbe diventare un modello da esportare». Lo strumento, messo in campo dalla Regione la scorsa estate per riportare dentro le regole una fetta importante di distretto sommerso, mira a un più diffuso rispetto delle regole anche grazie al lavoro dei nuovi ispettori messi in campo con il progetto.

In 4 mesi quasi 2mila imprese controllate Da settembre a dicembre in tutta l’area vasta tra Firenze, Prato e Pistoia sono state controllate 1.096 imprese (cinquanta in più di quelle programmate): in 142 casi gli ispettori della Asl si sono trovati davanti a cancelli chiusi e imprese che non esistevano più, delle altre solo un terzo è risultato in regola (a Prato il 20%, su 427 controlli). «Il lavoro sulle ispezioni va avanti e produce risultati – commenta il presidente Rossi -, con un’impennata peraltro anche nelle sanzioni pagate e incassate». Il primo obiettivo è quello rendere più sicuri i luoghi di lavoro, per evitare che nuove tragedie, come quella avvenuta il primo dicembre del 2103, quando morirono bruciate sette persone in un incendio, si ripetano. «Ma adesso – prosegue Rossi – il patto per il lavoro sicuro potrà fare un ulteriore passo in avanti, grazie all’adesione degli ordini e dei collegi professionali».

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