Balzelli, tasse, imposte, canoni. Oltre a quelle legittime e conosciute, poi ci sono quelle nuove e nuovissime, quelle reintrodotte e quelle fatte passare sotto silenzio. Ma se è comunque giusto pagarle e farle pagare, non sempre è giusto imporle per presunzione. È quello che senz’altro avranno pensato le migliaia di piccole e piccolissime imprese artigiane e di servizi che in questi giorni si sono viste arrivare per Posta la richiesta di pagamento per l’abbonamento speciale alla televisione.
 
Pc aziendali per vedere Rivera che balla il tango In pratica la Rai ha inviato migliaia di lettere per richiedere il canone (con tariffe che vanno dalle 200 alle 400 euro all’anno) ad aziende ed imprese “presumendo” che abbiano negli uffici un televisore da cui poter guardare gli straordinari palinsesti dell’azienda pubblica, comprese le “Vite in diretta”, le “Isole dei morti di fame” (definizione di Aldo Grasso, guarda caso pesantemente offeso da Celentano) e le apparizioni messianiche di San Celentano a San Remo o per veder ballare il tango a Gianni Rivera. Nella lettera inviata dalla Rai si parla di abbonamento speciale cui sarebbero tenuti tutti coloro che detengano «uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione di trasmissioni radiotelevisive al di fuori dell’ambito familiare, compresi computer collegati alla rete (digital signage e similari), indipendentemente dall’uso al quale gli stessi vengono adibiti come ad esempio la visione di filmati, dvd, televideo, filmati di aggiornamento».
 
«Aziende tartassate quotidianamente» La cosa ha fatto gridare allo scandalo la Cna e la Confartigianato di Siena insieme agli artigiani aretini e grossetani. «Negli ultimi anni – si legge in una nota – la pressione fiscale sulle imprese è aumentata in modo esponenziale, non solo per la crescita delle tasse statali e delle accise, ma per tutta una serie di imposte indirette, balzelli e gabelle che le imprese si trovano quotidianamente a dover pagare. Vi risparmiamo l’elenco, che potrebbe essere lunghissimo».
 
La rivolta degli artigiani senesi, aretini e grossetani «Adesso però siamo arrivati al colmo e vogliamo raccontarvi l’ultimo balzello che è arrivato alle imprese e che riguarda il canone Rai. Precisiamo subito che nei casi in cui all’interno dell’azienda ci sia un supporto atto a ricevere il segnale televisivo e questo sia usato a fini commerciali è evidente che il canone debba essere pagato. La protesta che Cna e Confartigianato di Siena, Cna Grosseto e Cna Arezzo sono fermamente intenzionate a portare avanti riguarda invece i computer presenti nelle aziende ed utilizzati per gestire la contabilità e gli ordini e di conseguenza dotati di collegamento internet, necessario anche per la gestione della posta elettronica certificata e la firma digitale, strumenti necessari alla vita quotidiana delle aziende».

Canone Rai anche sui monitor della videosorveglianza «Riteniamo, dunque, una vera e propria vergogna che su questi strumenti di lavoro e non di trastullo sia richiesto il pagamento del canone Rai (Euro 200.91), solo perché è teoricamente possibile ricevere in streaming il segnale televisivo attraverso i siti della Rai stessa. Addirittura dovrebbe essere pagato il canone sui monitor adibiti a video sorveglianza. A scanso di fraintendimenti, ribadiamo che la nostra protesta riguarda solo ed esclusivamente questa tipologia di pagamento e non altre, per le quali siamo convinti che debba essere pagato quanto dovuto alla Rai».
 
Coinvolgimento di parlamentari e istituzioni pubbliche «Le associazioni sono dunque fermamente convinte che debba essere intrapresa al più presto una battaglia e sono profondamente deluse dalla poca consistenza che sta caratterizzando l’azione delle associazioni nazionali. Per quanto in loro potere, chiediamo dunque alle Camere di Commercio, ai Parlamentari eletti nelle province di Siena, Arezzo e Grosseto, a tutti i rappresentanti delle istituzioni di supportare e sostenere le scriventi associazioni in questa battaglia di giustizia e legalità, evitando agli artigiani l’ennesimo balzello, questa volta veramente odioso e profondamente ingiusto, che va a sommarsi agli immani sacrifici di questi mesi che si sono inseriti nella terribile crisi che sta attanagliando l’Italia da anni».

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