referendum-2-2La riforma costituzionale sulla quale saremo chiamati a votare con il referendum del prossimo 4 dicembre dedica al turismo appena due righe.

Appena due righe – appena 16 parole – a modifica dell’art. 117 della Costituzione italiana, ma pesanti come montagne, perché segnerebbero, in caso di vittoria dei Sì alla riforma, un ritorno alla situazione antecedente al 1993, quando un altro referendum decretò l’abolizione del Ministero del Turismo e gettò la basi per la situazione attuale, in cui la materia è di competenza esclusiva delle Regioni. Tanto che viene detto, correttamente, che in Italia ci sono venti diverse politiche turistiche: secondo il miglior “federalismo all’italiana”, infatti ogni regione fa quello che le pare.

Quando Michela Vittoria Brambilla, inopinatamente nominata ministro del turismo da Silvio Berlusconi, fece approvare nel 2011 il Codice del Turismo, la Corte costituzionale lo spazzò via quasi completamente, proprio su ricorso delle regioni che lamentavano l’invasione di campo rispetto a quanto previsto appunto nella Costituzione.

La nuova riforma – invece – introduce nell’articolo 117 una competenza del Governo nazionale su “disposizioni generali e comuni sulle attività culturali e sul turismo” ed una competenza delle regioni su “valorizzazione e organizzazione regionale del turismo”. Proprio due righe, come dicevo, 16 parole che dovrebbero servire a dare unitarietà di carattere nazionale alle politiche di promozione turistica ed ai criteri generali per il settore, secondo le modalità di quella che era la vecchia legge-quadro, lasciando poi la possibilità di adattare le normative alle specifiche esigenze e caratteristiche dei vari territori.

A mio parere, sarebbe una modifica positiva. Al momento attuale, per esempio, Enit e regioni stanno collaborando per una promozione turistica finalmente unitaria, ma è solo una “gentile concessione” dei singoli assessorati al turismo, che potrebbero tranquillamente disertare le riunioni e continuare a fare le cose da soli.

Se invece prevarranno i Si alla riforma costituzionale, ecco che tutto cambierà e si potrà tornare – sicuramente non senza conflitti in merito all’esatto confine di competenza legislativa e non senza polemiche politiche fra amministrazioni di opposti schieramenti – ad una gestione più razionale e sensata.

Con una formula magica di appena 16 parole…

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