La notizia che ci arriva dal lungo ponte del 1° maggio è che questi benedetti turisti che invadono le città non sono “capre”, per dirla con l’espressione – molto efficace – resa famosa da Vittorio Sgarbi.

Accusati di essere superficiali, limitarsi ai soliti percorsi standardizzati, sporcare e consumare le città, lasciando solo pochi euro per un pezzo di pizza ed una bottiglietta di acqua, i turisti stavolta hanno deciso di farci una sorpresa ed hanno letteralmente invaso i nostri musei, segnando ovunque record di biglietti venduti.

Certo, conosco già l’obiezione: la quantità non fa la qualità, entrano ai musei solo per vedere le opere più famose ed ignorano decine di capolavori, non ci capiscono niente e rendono impossibile godersi le opere d’arte agli “spiriti raffinati” che adorano i musei deserti e tutti per loro. E conosco anche la mia risposta: andate a quel paese. E di solito canticchio anche il ritornello immortale di Alberto Sordi: «sapessi quanta gente che ce sta / er primo cittadino è amico mio / tu dije che te c’ho mannato io».

La verità è un’altra. 63.000 visitatori a Firenze fra Galleria degli Uffizi, Palazzo Pitti e Giardino di Boboli, anche per la decisione – rivoluzionaria – di tenere aperto il lunedì 30 aprile, anziché applicare burocraticamente il giorno di chiusura. 25.000 biglietti staccati a Siena fra Duomo, Santa Maria della Scala, Battistero e Museo dell’Opera. 14.000 persone entrate ai Musei Reali di Torino. Un’onda lunga che è arrivata anche in destinazioni turistiche meno conosciute, se è vero che a Fabriano si sono registrati 1.897ingressi nel Museo della carta e della filigrana e alla Pinacoteca “Molajoli” (lo scorso anno erano stati 1.300) e più di 1.000 sono entrati ai Musei Burri di Città di Castello.

E puntuale è arrivata la nota del Ministero dei Beni Culturali per dire che non è stato soltanto l’effetto di un Primo Maggio particolare, visto che nei primi 3 mesi del 2018 sono stati 8.960.833 i visitatori dei luoghi della culturali statali, con un incremento del 23,33% in più rispetto allo stesso periodo del 2017.

Lo vogliamo dire – finalmente – che le “capre” non sono i turisti, ma coloro che di turismo non sanno nulla e continuano a ripetere luoghi comuni e frasi fatte?

A pappagallo, è il caso di dire.

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