Il termine più usato è quello inglese, “best practice”. Ma siccome sono fra coloro che ha aderito alla petizione “Dillo in italiano” lo traduco subito: le migliori pratiche. Anzi, lo rendo ancora più semplice: le cose fatte per bene.

cicloturismoSono quelle che andrebbero prese ad esempio e – pur con tutti gli aggiustamenti del caso – copiate apertamente, perché non c’è nulla di male nell’imparare da chi è stato più bravo, più innovativo, più concreto o più lungimirante di noi.

Si è parlato molto di queste migliori pratiche all’incontro DireFare Cultura che l’Anci Toscana ha organizzato due settimane fa a Siena, nei sempre magnifici ambienti del Santa Maria della Scala, davanti a tanti amministratori ed operatori provenienti da tutta la Toscana. Perché nessuno meglio dell’Anci (Associazione nazionale dei comuni italiani) può in effetti svolgere questo compito di rete di trasmissione, da un territorio all’altro, delle cose fatte per bene.

Se il Comune di Siena abbassa – nell’ambito di una strategia di accoglienza vera e propria – le tariffe di sosta dei bus turistici in bassa stagione e per chi effettua almeno un pernottamento, ecco un provvedimento a cui altre città dovrebbero ispirarsi, invece di tenere semplicemente tariffe altissime solo per fare cassa.

Se il Consorzio turistico Volterra Valdicecina Valdera è riuscito ad evolversi nel tempo e rimanere sempre un punto di riferimento per la promozione e l’accoglienza di un intero territorio, è giusto farne un modello di scuola per chi oggi cerca forme aggregative capaci di dare risposte ad imprenditori privati e soggetti pubblici.

Se la Regione Toscana ha realizzato, con la Via Francigena, un progetto capace di attirare subito decine di migliaia di turisti, ecco che questa modalità di lavoro, che coniuga competenza e una quantità adeguata di risorse economiche, andrebbe replicata su altri prodotti turistici, veramente di qualità.

Se Palazzo Strozzi a Firenze riesce ad estendere la capacità di attrazione delle proprie mostre su un territorio più ampio, grazie ad iniziative diffuse e forme di collaborazione, ecco una formula a cui anche altri musei dovrebbero ispirarsi.

Se la Regione Veneto è la più avanzata sul fronte del cicloturismo, la terra dove è nata l’Eroica non dovrebbe avere timidezze nel chiedere una collaborazione per ampliare la propria rete di percorsi.

Insomma, anche saper copiare quelli più bravi va considerata una buona pratica. Da applicare con decisione e costanza, nel momento in cui anche la Toscana voglia uscire dalla posizione (perdente) di una comoda rendita.

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