L'intervista realizzata con l'aiuto della figlia. E un grande amore per la vita che emerge da ogni virgola. Credo che non dimenticherò. Mai. La storia di Stefano Borgonovo non può non entrarti dentro. Il groppo in gola sale, la bocca si secca e si rimane senza parole. Oggi l'ex calciatore di Fiorentina e Milan se n'è andato: aveva 49 anni, da circa 8 era malato di Sclerosi Laterale Amiotrofica. Meglio nota come Sla. O la "Stronza" come la definiva lui stesso nelle tante battaglie che ha condotto attraverso alla Fondazione che porta il suo nome.

A proposito. Qui c’è il link: www.fondazionestefanoborgonovo.it.

Credo che si possano dire tante cose sulla figura di quest’uomo. Però credo che, al tempo stesso, ogni parola sia un “per di più”. Specie di fronte a una persona che fino all'ultimo momento ha comunicato e raccontato il suo amore per la vita solo con gli occhi. La Sla alla fine se lo è portato via. E da calciatore, da giornalista, da sportivo, da uomo, voglio ricordare Stefano così. Con quell'intervista che realizzai due anni fa. La figlia mi faceva da tramite ma il segno di quelle parole è ancora un marchio indelebile nella persona che sono oggi. Ciao bomber!

Dal Corriere di Siena del 5 giugno 2011 – Online su SienaLibri.it

Mentre il mondo del calcio si confronta con l’ennesimo scandalo, c’è chi prova dolore anche per le ultime vicende di cronaca sportiva e giudiziaria. È la figura di un uomo che soffre perché ha dato molto a questo mondo, ha vissuto di sport ricevendo poi “un gran calcio” dalla sorte. Riceve e capisce tutto ciò che gli succede intorno ma può comunicare solo con il movimento delle pupille ed una macchina che interpreta e codifica i suoi pensieri nel “nostro” linguaggio. Questo è Stefano Borgonovo oggi. Un tempo calciatore di Serie A, uno di quelli che non devono chiedere nulla dalla vita. Che hanno ricchezza, fama, successo con le donne e nel lavoro. Stefano indossava la maglia numero 9, quella del centravanti, il ruolo e il numero sognato da tutti i ragazzini quando tirano i primi calci ad un pallone. La vita però ha riservato un brutto tiro alla storia di Borgonovo, un vero e proprio “tackle” da dietro. Uno di quelli che fanno veramente male. Nel 2005 arrivano i primi problemi di salute: Stefano ha contratto la Sla, la Sclerosi Laterale Amiotrofica o anche morbo di Lou Gehrig, una malattia degenerativa e progressiva del sistema nervoso che colpisce selettivamente i cosiddetti neuroni di moto. Le conseguenze di questa malattia sono la perdita progressiva e irreversibile della normale capacità di deglutizione, dell'articolazione della parola e del controllo dei muscoli scheletrici, con una paralisi che può avere un'estensione variabile, fino alla compromissione dei muscoli respiratori, alla necessità di ventilazione assistita. La “Stronza”, come Borgonovo definisce la SLA, non altera le funzioni cognitive e sensoriali del malato. E Stefano decide di lottare. Da bomber di razza qual’era nei campi di gioco, decide di “attaccare” quella malattia che piano piano lo sta immobilizzando. Attraverso quella macchina che decifra e traduce il suo sguardo, e grazie all’aiuto di una famiglia amorevole al fianco, decide di adoperarsi nella lotta contro questa sindrome. Nasce la Fondazione Stefano Borgonovo che dal 2008 sostiene la ricerca per vincere la Sla attraverso campagne di informazione e raccolte fondi con eventi di beneficienza cui partecipano gli amici e gli ex compagni di Borgonovo. Grazie all’aiuto dei suoi cari, Stefano si racconta in un libro, “Attaccante Nato” (Rizzoli), un volume che con le parole anche di Alessandro Alciato, scorre come un potente inno alla vita di chi sta lottando nella partita più importante.

Com’è nata l’idea di scrivere e di raccontare la tua storia?
«Volevo far conoscere la Sla ed aiutare la Fondazione Borgonovo. Di questa malattia oggi si sa molto poco e molti non sanno nemmeno di cosa si tratti».

“Attaccante nato” si divide tra ricordi del tuo passato da calciatore e il racconto della tua condizione attuale. Quanto il libro ha aiutato per “esorcizzare” la malattia?
«A dir la verità non ha esorcizzato niente, non è stato affatto semplice raccontare tutto».

Cosa si prova nel raccontarsi attraverso le pagine di un libro?
«L’ho veramente vissuto questo libro. In questo volume sono stato male e bene. Tutto ciò che ne uscito è solo… vita».

Quale è stata la risposta del pubblico e dei giovani dopo l’uscita del libro?
«Come dicevo prima, il libro è vita. E fortunatamente viene letto da tutti perché serve a tutti. Tutti, in un modo o nell’altro, ne possono trarre degli insegnamenti».

Quale è stato il momento di maggior sconforto nel tuo percorso?
«Sicuramente all’inizio. Dopo è venuta fuori la passione. Voglio mettere in difficoltà la Stronza».

Chi invece ti ha dato maggior coraggio?
«Sicuramente la mia famiglia».

Perché Stefano Borgonovo è un “attaccante nato”?
«Il calcio ha detto questo. Uno sport che ho sempre amato e che mi ha dato tantissimo. Forse tutto. Vedere come il calcio viene trattato oggigiorno mi intristisce ed io sto male per lui».

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