Nel giorno in cui il Regno Unito esulta per la nascita del futuro erede al trono, la Siena del basket si contorce di rabbia per l’annunciata partenza del suo Royal Baby. Daniel Hackett in un anno di militanza con la canotta della Mens Sana ha conquistato i cuori di una piazza cestistica e di una città intera. Ne era diventato l’imperatore. L’annuncio della sua partenza ha scaturito l’ira dei tifosi che fino all’ultimo – stante le dichiarazioni di amore incondizionato a Siena dello stesso Hackett – avevano sperato in un'altra stagione all’ombra della Torre del Mangia per il numero 23. Così non sarà. La cosa era nota da tempo. Forse tutti, già dalla fine del campionato, sapevano che sarebbe stato questo l’epilogo. Ma allo stesso modo, tutti covavano la speranza di un happy ending che, nella logica dello sport moderno, ormai non c’è più. Specie se si parla di una città che, cestisticamente parlando, ha vissuto per 10 anni un sogno che pareva interminabile. Un ricchissimo e lunghissimo periodo in cui il binomio Monte dei Paschi-Mens Sana ha dominato in Italia, aspirando addirittura al trionfo europeo. Il tutto al cospetto di grandi città e metropoli, potenze economiche e politiche varie. Mps, intesa come Banca e sua governance, non ha più a cuore le sorti delle maggiori esponenti sportive senesi. Siena dovrà rendersi conto che, stanti questi chiari di luna, è impensabile per una città di 50mila abitanti cullare il sogno di stare in Serie A nel calcio e vincere tutto con l’ambizione di essere i migliori in Europa nella pallacanestro. La Robur alla fine è stata salvata, ok, ma adesso che ne sarà del basket a Siena? Anche la seconda società cestistica senese, la terza in assoluto per bacino d’utenza cittadino (la Virtus Siena) ha palesato le sue difficoltà per la scomparsa del main sponsor Consum.it (Gruppo Mps, ndr). La partenza di Hackett ha un grande valore simbolico e la stessa efficacia di una scarica di acqua gelata che fa saltare giù dal letto. Così la squadra sarà costretta ad emigrare a Firenze per le partite di Eurolega e a cercare nuovi partner commerciali in Francia e in Cina – con lo sponsor tecnico Kipsta – e a battere nuove frontiere economiche in paesi finanziariamente emergenti,  come la tournée brasiliana di Basket Ball Generation. Il budget stanziato dal main sponsor Monte dei Paschi non permette alla Mens Sana (che pure porta il nome della banca) di cullarsi il suo “Royal baby”. Colui che, con la sua faccia e le sue esultanze stampate sulle maglie celebrative dell’anno in cui Siena era riuscita nuovamente a imporsi inaspettatamente in Italia, rappresentava la speranza di poter aprire un nuovo ciclo di vittorie, una “never-ending story” visti gli anni 2000 di casa Mens Sana. L’incantesimo però è stato spezzato. Lo sport per Siena non è più quella vetrina che dava lustro e prestigio all’ostentata ricchezza cittadina. Diventa lo specchio di un impero ormai crollato e che mette a nudo ciò che il “Dio-quattrino” può dare e può togliere. Tutto insieme e in maniera inesorabile. Il regno Montepaschi, sportivamente parlando, non c’è più. Il conto da pagare – quello più caro, quello dei sogni infranti – come sempre se lo trovano i tifosi. «Il re(gno) è nudo», verrebbe da dire.

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