Siena palazzo pubblicoSiamo agli inizi. Ma nella corsa delle candidature alle regionali c’è già chi ha perso. Premettiamo che queste riflessioni sono incentrate sul Pd, perché per le altre forze politiche, salvo miracoli, è difficile che le elezioni regionali possano consentire ad un candidato senese di essere eletto. Le previsioni invece, per quanto riguarda il Pd, sono di un paio di eletti. Anche se non mancano incognite che potrebbero perfino dimezzare la previsione. Ma rimaniamo, al momento alla corsa delle candidature, in cui ad essere sconfitta, prima ancora ancora di correre, è Siena. Nessun candidato espresso dal capoluogo, tra quelli che corrono per vincere. Probabile che nella sestina ci sarà magari una donna senese, ma come dice una esperta amministratrice di fede piddina, «a Siena i giochi li fanno ancora i maschi e le donne a fare le comparse non ci stanno». Quindi Siena fuori da tutti i giochi e Valdelsa e Valdichiana a fare la voce grossa.

Eppure c’è una nuova leadership cittadina nel Pd, appena eletta, quella di Alessandro Masi, che avrebbe potuto mostrare miglior lena nel cercare una candidatura cittadina; c’è una accoppiata istituzionale di sindaco e vicesindaco, Bruno Valentini e Fulvio Mancuso, che in altri tempi hanno dimostrato capacità di aggregazione e tempra di battaglia mica da poco, e che invece devono aver perso tempo soprattutto nel cercare di far emergere la candidatura di equilibrio del segretario provinciale Guicciardini; c’è un parlamentare senese, Luigi Dallai, giovane e – dicono anche in Comune – riferimento renziano per la zona, che anche lui deve aver puntato sul renziano Guicciardini, per provare a chiudere il passo a chi i comitati renziani li ha sempre guidati a importanti risultati ai tempi delle primarie, cioè Stefano Scaramelli. Ci sono “giovani turchi” che a volte, flebilmente, entrano in campo e che sembrano gradire la candidatura di Spinelli.

Ci sarebbe una città che con quanto ne ha buscate per colpa soprattutto della vecchia classe dirigente del Pd, dovrebbe avere quantomeno una presenza “risarcitoria” in consiglio regionale. E invece niente. Tagliati tutti i rapporti con gente che nelle ultime due campagne elettorali, non appartenendo alla politica e non avendo responsabilità nello sfascio, si era comunque avvicinata al Pd, il partito della città se ne sta al chiuso delle sue stanze ad emettere lunghi comunicati centellinati in base alle esigenze di equilibrio fra le varie componenti piddine, i cui iscritti in città non supererebbero quota 500.

Bene, comunque sia, al momento, i candidati sicuri sono Marco Spinelli, consigliere uscente che il suo lavoro l’ha fatto, e Stefano Scaramelli, membro della direzione nazionale del Pd che in quel consesso è stato voluto da Renzi. Sabato però Simone Bezzini, ex presidente della Provincia ed ex segretario provinciale del Pd, ha organizzato un’iniziativa pubblica per testare la consistenza della propria candidatura, e lanciare uno squillo. Gli hanno risposto in molti: in modo entusiasta, la parlamentare Susanna Cenni, il sindaco di Poggibonsi Bussagli, un gruppo di giovani amministratori piuttosto attivi negli ultimi mesi, molti consiglieri comunali vicini a Franco Ceccuzzi, che era presente all’iniziativa. Insomma, tre cavalli forti, in pista, oltre ai quali c’è l’incognita dei civatiani e dell’area-Monaci: entrambe le componenti potrebbero puntare su una donna. Magari con qualche sorpresa indigesta per i candidati maschi.

In ogni caso, i conti poi si faranno verso fine marzo, quando la direzione provinciale dovrà approvare la sestina con i due terzi dei voti e il gioco dei veti – a cui nel Pd sono avvezzi poer tradizione – potrebbe riservare ulteriori sorprese. In questo quadro il segnale di trasparenza dato da Susanna Cenni, che ha subito manifestato la sua adesione alla candidatura di Bezzini, sarebbe importante che fosse raccolto anche da altre figure che ricoprono ruoli elettivi. Essendo stati eletti dal voto dei cittadini, dicano come lo interpretano quel voto, in un momento politico importante quale è quello della scelta dei rappresentanti della comunità senese in Regione. E quindi: il sindaco Bruno Valentini, il parlamentare Luigi Dallai, il presidente della Provincia Fabrizio Nepi (seppure eletto indirettamente) con chi stanno? E come loro i sindaci della provincia. Siccome mai come in politica vale il detto “dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”, questa operazione di trasparenza sarebbe quanto mai opportuna. Visto anche che il Pd il congresso provinciale non l’ha voluto fare per davvero, si capirebbe qualcosa di più e meglio su da che parte tira il vento. Soprattutto a Siena, i senesi interessati a capire quanto accade nel Pd e costretti ad essere spettatori del duello Valdichiana-Valdelsa, avrebbero un elemento in più per capire cosa sia il Pd nell’antico fortino.

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