831386_w2Teppisti olandesi a parte, era da tanto tempo che non aspettavo con così tanta curiosità un turno di Coppa Uefa (chiamo così, per praticità, la nuova “Uefa Europa League”).

Un’attesa strana… Mi ha rimandato un pochettino alle atmosfere di quando eravamo giovani, e la Coppa Uefa (di mercoledi, rigorosamente, perché le Coppe si giocavano tutte e tre nello stesso giorno) era un trofeo ultraprestigioso e affascinante.
Ricordo squadroni siderali olandesi o tedesche, con le quali non si toccava terra: squadre inglesi con il nome fascinoso (Aston Villa, Nottingham Forest, Wolverhampton) e squadre adesso semisconosciute che allora avevano il loro perchè (il Bruges, il Goteborg, lo Standard Liegi, il CSKA Sofia).  E, naturalmente, le immancabili squadre dell’Europa orientale. Tutte uguali a se stesse, con i loro nomi tipo Dinamo, Lokomotiv e la loro tendenza a correre come arrotini. Ricordo il bagno che fece la Roma di Falcao contro il Carl Zeiss Jena, dopo un comodo tre a zero all’Olimpico. Andò in DDR e ne prese quattro (a zero)… A qualcuno di quei tedesconi pare siano spuntate le tette, dalle pasticche ingurgitate per tenere quel ritmo.E poi le grandi imprese, tipo la Juve che porta a casa la pelle (e la Coppa) nell’inferno di Bilbao.

Gran bei ricordi… La mattina si spendevano 350 lire per la Gazzetta prima di entrare a scuola: e poi (anche durante la lezione) ci si informava sulla propria squadra e sugli avversari… e c’era sempre la formazione norvegese, che esibiva un centravanti idraulico e un portiere postino. Erano anni di professionismo non ancora sfrenato, quelli.
Se il centravanti in questione, poi, faceva rete ti dovevi anche sorbire la solita tiritera del giorno dopo. «State zitti, voi… Che avete preso gol da un falegname».

E naturalmente la partita in televisione, rigorosamente al bar (per quel che mi riguarda). Perché all’epoca il bar era il volano di una comunità, un luogo dell’anima. E ordinare un caffè era giusto la scusa per frequentarlo.

Una full immersion che talvolta partiva nel pomeriggio, perché molte romene, o bulgare, non avevano l’illuminazione nello stadio, e poi si concludeva a tarda notte con la differita della partita meno importante.
Ma si guardava anche quella, perché eravamo giovani e appassionati e la Coppa Uefa era sempre la Coppa Uefa… Poi arrivava quel dispettoso di Romano, che aveva già ascoltato il risultato alla radio, e mentre guardavi Inter-Groningen ti sussurrava: «Vai pure a dormire… Tanto è finita zero a zero…» .
E l’avresti strozzato.
Il giorno dopo, poi, l’abbuffata in seconda serata con “Eurogol”, che proponeva i filmati di tutte le partite. Condotto da Gianfranco De Laurentiis e da Giorgio Martino: che quando Martino l’ho conosciuto per davvero, la prima cosa che mi è venuta in mente è stata cantare “Squadra grande squadra mia” di Tony Santagata, che di quel programma ne era la sigla.

Perdonate la digressione. Oggi mi è presa così.

 

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