casoL’aumento di capitale di Mps, croce e delizia dei lavoratori, degli azionisti e degli osservatori dell’ultimo anno e mezzo, è stato finalmente varato. Si tratta di una notizia, dal mio punto di vista, da salutare con molto favore, anche se in molti la ritengono una non-notizia, essendo l’aumento di capitale largamente annunciato, atteso, e ormai dato per certo dopo che la Fondazione ha ridotto la propria partecipazione al 2,5%. Tuttavia, si tratta di una di quelle cose, come il matrimonio, per le quali si sta più tranquilli quando diventa certa, perché fino all’ultimo giorno può sempre succedere qualcosa che fa rimandare la cosa o, nel peggiore dei casi, la fa saltare del tutto: e da questo punto di vista la storia recente del Monte non è stata avara di sorprese.

Vediamo cosa vuol dire, concretamente, partecipare o meno all’aumento di capitale.

Tecnicamente, vengono emesse nuove azioni (5 miliardi) al prezzo di un euro ciascuna, riservate agli azionisti di Banca Mps nel rapporto di 5 a 214: vuol dire che se ho 5 azioni BMPS, che oggi valgono circa 125 euro (le azioni sono state raggruppate in pacchetti di 100, quindi i 25 centesimi di qualche settimana fa sono ora diventati 25 euro), ho il diritto di acquistare altre 214 azioni al costo di 214 euro. Se l’azionista accetta l’offerta, si ritrova con 219 azioni dal valore complessivo di 125+214=339 euro (i 125 di partenza più i 214 spesi). Al valore di 339 euro, ciascuna delle nuove azioni (219 in totale) varrà 1,54 euro, che è il prezzo teorico dell’azione MPS alla fine dell’aumento di capitale, e nel caso del collocamento di tutti e 5 i miliardi. Per questo motivo il prezzo fissato, di un euro, è posto sotto questa cifra, per invogliare gli azionisti attuali a partecipare all’aumento di capitale, il che comporta un nuovo esborso non da tutti sostenibile. Come abbiamo visto però, il valore complessivo del pacchetto azionario non cambia per il singolo investitore, che può decidere di tenersi i 214 euro o investirli in qualcosa dello stesso valore.
Cosa succede invece se si decide di non aderire all’aumento? In tal caso le 5 azioni di partenza varranno, alla fine dell’aumento, solo 7,5 euro circa. Ma l’investitore ha i diritti di opzione, e li può vendere a chi vuole partecipare all’aumento di capitale senza però essere azionista in questo momento (o essendo azionista, ma volendo partecipare più largamente). Il prezzo dei diritti lo fissa il mercato sulla base dell’andamento delle azioni circolanti, ma il loro valore teorico, in questo momento, è proprio pari alla differenza tra il prezzo corrente e il prezzo finale, cioé 117,5 euro circa.

Dal punto di vista del valore quindi, se il prezzo sul mercato del diritto d’opzione (per 214 azioni ogni 5) è 117,5, l’investitore non perderà nulla se vende tale diritto. Il mercato potrà offrirgli un prezzo più alto (invogliandolo a cedere il diritto) o più basso (invogliandolo a sborsare altro denaro per esercitare il diritto), a seconda delle nuove aspettative sul valore dell’azione Mps.

Cosa fare quindi? Impossibile (e sarebbe scorretto) dare consigli da parte mia. E’ una scelta che bisogna fare sulla base del proprio portafoglio, della propria sensibilità finanziaria, e meglio se consigliati da una persona esperta e di fiducia.

 

 

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Docente di matematica finanziaria all'Università di Siena