Uno mica pretende che la Sinistra italiana si occupi di ogni movimento popolare che si accende nel più sperduto angolo del pianeta, come era usa fare ai tempi d’oro quando ogni spiffero di rivolta era oggetto di analisi e conseguenti prese di posizione, ma vederla assistere con pressoché assoluta indifferenza a ciò che avviene poco più in là dei propri confini, in casa dai cugini francesi, se forse non stupisce nemmeno più, contribuisce però a rinnovare un certo livello di depressione.

Riservare ai “gilets jaunes” qualche sporadico e distratto commento come fosse cosa che la riguardi marginalmente, è il segno di quanto la sinistra qui in Italia, nei suoi partiti e nel suo mondo intellettuale, non solo nelle piazze non ci stia più, ma ormai non pensi più nemmeno di occuparsene: si è rintanata dietro le persiane e sta lì al massimo ad origliare impaurita.

Certo ogni tanto cala sbandierante in piazza del Popolo, ma dando ormai l’idea di farlo solo perché è in fondo alle vie del lusso ed è ghiotta l’occasione per uno shopping domenicale.

Imprigionata nella sua incapacità di comprendere cosa bolle nello spazio pubblico popolare, intontita dagli schiaffi presi, di fronte ad un fenomeno cosi implicante come quello dei gilet gialli, invece di affrontarlo e analizzarlo a viso aperto per coglierne caratteristiche, contraddizioni, opportunità, come un pugile suonato alza la guardia e si appoggia alle corde.

Il movimento di protesta francese può essere criticato, condannato, combattuto, o magari invece sostenuto, nelle sue ragioni non certo quando usa metodi violenti, ma di sicuro non può essere ignorato o relegato ad affare d’altri.

La capacità di leggere i movimenti sociali, comprenderne modalità d’azione ed obiettivi prevedendone le conseguenze, era, per la Sinistra, un fondamentale strumento di lotta politica ed il presupposto per guidare le trasformazioni sociali.

Oggi il più delle volte finisce per capire i fenomeni in ritardo e per subirli piuttosto che guidarli, mentre altri li cavalcano e incassano.

Ciò finisce per relegarla nell’immaginario collettivo a una forza funzionale al mantenimento dello status quo, presidio dell’ordine economico costituito e dell’ortodossia rigorista.

Garanzia dei garantiti.

Non pretendo che la Sinistra in Italia indossi i giubbotti catarifrangenti, ma almeno cominciare riponendo nell’armadio il maglioncino di cashmere non sarebbe male.

 

Articolo precedente“Una storia al servizio dell’agricoltura”, 117 anni in mostra con le fotografie dell’archivio
Articolo successivoLa Normale è di Pisa. Altrove? Forzatura